Il girone degli smielatori
di Barbara Buoso

Oggi ho preso paura, visto che di quella parli.
Per poco non annegavo, e questa è la seconda volta, sempre lì.
Ma continuo a tornarci.
Ancora mi tremano le gambe, ma domani ci tornerò, come pure dopodomani e ogni giorno fino a quando resterò qui.
Vedi Ale, io sono una persona semplice in fondo.
Sono nata in mezzo alla campagna, figlia di gente che sapeva solo trattare la terra.
Infatti puoi chiedermi del grado delle barbabietole — che anno difficile questo — dell’umidità dei cereali, dello scolo delle acque.
Ma tu lo sai che ci si spara dietro fra agricoltori per aprire o chiudere un canale irriguo d’estate?
Tu togli l’acqua alla terra e togli il sangue a un agricoltore.
E non ti parlo così per intortarti, per cambiare discorso, no, ti parlo così perché io nasco così, e il mio bianco e il mio nero altro non sono che la mia visione del mondo.
Certo, non è come la tua, ci mancherebbe altro.
Tu mi hai sempre criticato aspramente, qualunque cosa io abbia fatto, sempre, e non mi aspetto che cambi ora.
Di certo non aspettarti sia io a farlo.
Se io avessi tenuto i tuoi interventi di qualche mese fa avrei trovato il contrario di queste tue belle parole, queste sì che puzzano di lieto fine.
Mi pare sia, invece, il tuo modo di vivere… le tue vicende amorose.
Lo so che mi hai lanciato una sfida, e forse tutto questo da te è stato calcolato, ma fai male a parlare per dar aria alla lingua.
Non devo rendere conto a te dei mie sentimenti, ti dirò di più, se non ti ho eliminato dai post è per non darti ragione — e questo lo hai calcolato — ma ti do un solo avviso.
Non avvilirmi, mi pare di pagare già.

E poi la sai una cosa? Dovresti stare un po’ come quando faccio l’agricoltore, cambieresti idea su di me credo! Ti metterei al torchio del miele, c’è da faticare come orsi, altro che i tuoi codici, estrarre il miele è un’esperienza mistica… io sono certa che tu non sai come si fa, ci scommetto tutto quello che ho. A me lo ha insegnato mio zio Federico, vabbe’ posso farlo un nome visto che l’ho amato alla follia.

Il processo per estrarre il miele di chiama smielatura, prima cosa. Il miele è maturo quando le api hanno tolto l’umidità in eccesso… ma questo concetto è davvero troppo difficile per te.
Devi togliere i favi dall’alveare, togliergli l’opercolo, lo strato di cera che le api aggiungono quando il miele ha raggiunto la maturazione per conservarlo a lungo, impedendo all’aria ed alla polvere di entrare, e inserirli nello smielatore composto da un cesto rotante posto all’interno di un contenitore fisso che utilizzando la forza centrifuga estrae il miele dalle cellette. Il miele grezzo così ottenuto lo poni in recipienti di acciaio inox, dopo circa venti giorni avviene la naturale separazione del miele dalla cera e da eventuali impurità.
Lo sai quanto è faticoso il primo giro nello smielatore? Le celle sono ancora piene e il peso è tremendo… quando inizia a girare il cesto il miele inizia a staccarsi e i giri diventano più veloci e leggeri…
Quando vedi il miele uscire metterci il dito è poi “assai lussurioso”… scommetto che non hai mai provato nemmeno col vino tu… sappilo, ti perdi una pratica estremamente peccaminosa, poi quando fai il vino è ancora più bello.

Bene, ti ho dato una lezione di vita, ne sono certa.