L’ordine innaturale degli elementi
di Barbara Buoso

buosolordineinnaturale È in libreria, edito da Baldini&Castoldi, il primo romanzo di Barbara Buoso intitolato L’ordine innaturale degli elementi.

Nel libro si racconta la storia di Caterina, unica femmina in una famiglia di quattro fratelli, nata nel 1972 in una casa colonica tra l’Adige e il Po. La nascita di Caterina viene vissuta come una avversità e lei deve misurarsi da subito con l’arcaicità delle sue origini contadine, dove i padri antepongono la salute delle barbabietole a quella dei propri figli e li privano dell’infanzia affidando loro già da piccoli la faticosa cura dei campi al sorgere del sole. Sognando cannoni che sparano al cielo cospiratore si affida allora al calore dei pulcini, unici possibili alleati nella logica crudele del patriarcato rurale di una casa da cui non si usciva mai se non per andare rigorosamente in gruppo alla fiera agricola annuale. La smielatura, i venditori ambulanti a domicilio, le tempeste che lavano i campi, le luci lampeggianti dell’ambulanza che rompe l’isolamento scandiscono il suo vangelo personale. Caterina si ritaglia una sua vita nel silenzio che la proteggerà più dei santini che abbondano nella casa. E per salvarsi dovrà invertire l’ordine di elementi ineluttabili quanto le buriane e scatenare a sua volta la fantasia e gli arcobaleni contro quella terra stregata, rompendo schemi primitivi con i suoi dispetti e i suoi finti mutismi che esasperano e depistano anche il prete e la maestra, incappando in sofferte penitenze quali la reclusione nella camera dei salami, la denuncia ai carabinieri all’età di cinque anni e la gita scolastica a casa sua. Le figure femminili della casa, oppresse e devote, troveranno finalmente in Caterina una rivoluzionaria che dopo aver abdicato il sé, lasciandolo sepolto nella fossa insieme alla violenza del Cacciatore, si libera finalmente dal suo destino di lucidatrice di epitaffi, fuggendo sulle ali del litio.

Ecco un estratto dalle prime pagine del romanzo:

«C’è qualcosa di forte, potente nel tuo racconto. Nella pancia si muove qualcosa mentre si legge. Ciò che mi colpisce è la grazia e la poesia che metti nella carnezzeria familiare che racconti, la descrizione del campo di barbabietole ha un respiro incredibile, e la lingua incomprensibile del dolore ha qualcosa di tenero.»
Emma Dante a Barbara Buoso