Atti taggati con ‘Elena Mearini’
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25.12.2011
Il racconto italiano in Russia
In occasione del Natale divulghiamo la nostra buona novella.
L’uscita in terra russa del volume di racconti Ital’janskaja novella XXI vek. Načalo (La novella italiana del XXI secolo. Inizio) – fresco di stampa – per la casa editrice moscovita “Centr knigi Rudomino” (sezione editoriale della Biblioteca di Letteratura straniera). -
27.01.2011
Briciola
di Elena Mearini
Ho un affondo dentro gli occhi. L’intera flotta di luce colpita dal cannone solitario di una mattina lontana. Accadde quindici anni fa. Avevo venticinque anni e la voglia di rubare tutte le facce del mondo.
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19.01.2011
Dormi ancora
di Elena Mearini
Assunta voleva che l’orizzonte cadesse sulle ginocchia, si aspettava la genuflessione del cielo in risposta alla supplica del suo sguardo. Lei se ne stava lì, tra i covoni di grano, nel cartoccio di una solitudine cacciata dentro il forno delle ore. L’assenza le cuoceva addosso, mentre gli occhi restavano crudi, fuggiti di padella e senno. Una visione al carpaccio, servita fredda alle stelle.
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3.05.2010
La dama di lamiera
di Elena Mearini
Rientrava al suo cortile, la sera. Una nervatura di foglie secche sopra il viso, la giornata gli consumava la stagione. In casa Gino era uno strapazzo di colori, autunno sfinito dalla raffica del primo turno, dalla corrente dell’ultima sirena. Quel suono gli facevo il callo nella testa, era durone attecchito al pensiero, spiccato al calcagno […]
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18.02.2010
Antò
di Elena Mearini
L’ho scoperto per caso. Io calata nel mezzo dell’infanzia, tirata dentro nel pozzo di un corpo che già gridava alla luna, lui seduto sopra il molo di Marina Grande, buttato fuori dalla normale andatura del tempo. Guardava il mare, si credeva centenario ma i suoi anni non arrivavano a toccare la metà di un secolo. […]
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28.01.2010
Marinella
di Elena Mearini
Marinella, il suo nome sta dentro una celebre canzone di Fabrizio De Andrè. La vidi appoggiata al muro della cascina in cui viveva. In piedi, scivolata in un fiume senza nome, ma ancora capace di reggersi in verticale, tenuta alla terra per le estremità dei piedi. Calzava sandali di cuoio, il tallone nudo e un pollice in affaccio. Era autunno, pioveva un umido che da lì a breve si sarebbe fatto freddo da cappotto
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