Io se ero Piero
di Ade Zeno
Io se ero Piero
a esser sincero
col cazzo che non
sparavo.
Col cazzo che poi dormivo
sepolto in un campo di grano
lasciandomi insultar dall’ombra
di una rosa o di un tulipano.
Ma nemmeno da quella di un tucano
rosso
come il papavero che mi avrebbe vegliato
da qualsivoglia fosso
sia pure un buco di cesso
e neanche da mezzo luccio impotente argentato
trasportato come il cadavere di un sergente soldato
affogato nel bel mezzo della
corrente.
No.
Io se ero Piero
lo giuro
non ci
pensavo
e proprio così
d’istinto io
io ti
sparavo.
Già che me ne vado triste
d’inverno chissà dove
già che in quest’inferno
pure il vento ci si mette
sputandomi in faccia la neve.
Già che fa freddo
ma così tanto freddo
che non lo potresti immaginar
neanche disegnandolo in sogno
neanche figurandosi un sole di legno.
Io della voce dei morti in battaglia
come si dice
me ne sbatto la
bottiglia.
Di quelli che hanno barattato la vita
con la croce
di quelli che si sono inciampati
sotto il passo di giava
troppo imbecilliti per sentire
il vento che urlava
fermati Piero fermati adesso
lascia che il
Io a quelli lì
io gli
sputerei
addosso.
Io insomma se ero Piero
e per caso ti incontravo
ti dico io cosa facevo:
col cazzo che aspettavo
io miravo
meglio che riuscivo
in fronte o nel cuore
o eventualmente anche nel naso
senza esitare
in ogni caso io sparavo
e poi ancora sparavo e ri sparavo
fino a quando non ti
vedevo
cadere con o senza
lamento
mentre realizzavi in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni.
Peccato
che io e te non ci conoscevamo prima
che forse chissà, beh,
sarebbe pure bastata magari anche solo una banana condivisa
o una rima
una cena
al chiaro di luna
a base di
fortuna
per evitar che ti colpivo come un
scemo
da dietro la schiena
per evitar che cadevi in terra
senza un lamento
e che ti accorgevi in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ri
In ogni caso
mio caro
in ogni caso io
sparavo
e poi ancora sparavo e ri sparavo
e poi da Ninetta mia bella me ne tornavo
con sulla bocca l’ansia del suo
del suo
del suo
sorriso.
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