Il libro ritrovato o Racconto di Natale
di Stefania Miccolis

Miccolis (1)Non avevo mai capito, da bambina, se quei 10, 12.000 libri che ricoprivano le pareti di casa erano stati tutti letti da mio padre, ma mi sentivo comunque protetta circondata da loro. Avevano anche un odore particolare, un misto di carta usata, vecchia (le prime edizioni Gobetti, o quelle di Croce, o i tanti testi su quell’Antonio Labriola che echeggiava continuamente in casa), e di sigaro; quanti classici, e poi i libri di storia, e l’enciclopedia Treccani… che pesantezza quei volumi, era un esercizio per le braccia, e allora meglio poggiarli per terra. Mi sentivo sicura, sapevo che qualunque risposta cercassi l’avrei trovata in uno di quei libri.

Sono passati tanti anni, mi accorgo con stupore che tutti quei libri, che cerco ora di catalogare, avevano delle note accanto, ritagli di giornali, recensioni, sottolineature e segni di lettura. Purtroppo ne avevo letti pochi, e riconoscerlo mi affligge. La stessa sensazione mi assale incontrando quei clochards per la strada: “passami quello lì!” – “questo è mio, menomale, così ho da leggere!”. Si riferivano a dei libri per terra, in una via di Roma, che avidamente raccoglievano. Quanta dignità in quelle parole: leggere per rimanere bene ancorati al mondo; ma anche proteggersi, rompere il disagio, evadere, e cercare di riscaldarsi dal freddo. E quanta vergogna provo per non aver approfittato del calore dei libri della casa paterna, della mia fortuna. Mi abbasso anch’io a raccoglierne alcuni, sono libri usati, ingialliti; nessuno dei passanti si interessa a loro, anzi li scavalca: chinati siamo solo io e i clochards. Riesco a prenderne alcuni, cerco in fretta autori e titoli che avevo già sentito, ma mai letto, voglio riempire la piccola stanza da precaria in cui vivo a Roma di altri libri, per creare una barriera col mondo, ottenendo lo stesso obiettivo dei clochards: protezione. Uno è proprio malandato, ma il titolo mi incuriosisce: La signora con garofani di A. J. Cronin, un autore inglese, un medico appassionato di letteratura che, dopo la prima guerra mondiale, decide di rivolgersi solo a essa. A casa lo apro e appare una dedica datata Natale 1944. Un pezzo di antiquariato! E non si tratta di un Natale qualunque, la guerra sta per finire in Italia, ma Roma è già stata liberata. Immagino subito l’alone che lo circonda: “una famiglia agiata, che poteva permettersi di spendere soldi per un libro e non per il cibo; una famiglia colta: avevano studiato se sapevano leggere”. Miccolis (2)Nella dedica, un po’ retorica e sdolcinata, un messaggio d’amore e la speranza di un figlio: “un bel bambinello buono e grande come Gesù”. In quel libro, in quella dedica c’è molto di più di un semplice messaggio: è la grande gioia della fine di anni di sofferenze e paure, per una vita nuova da passare serenamente e felicemente (l’ultima frase del romanzo è “Siate felici insieme”), provando tutto ciò che era stato loro impedito per troppo tempo.

Un bel regalo per trascorrere il Natale. Non solo per la coppia che nel 1944 ne era diretta protagonista, ma anche per me che potrò immergermi nella loro storia oltre che in quella del romanzo. I ricordi affiorano: i Natali con un libro sotto l’albero, i tentativi paterni di invogliarmi alla lettura; non mancava anno, sapevo che l’avrei trovato lì, impacchettato. Ora difficilmente qualcuno mi regala un libro; me li compro da sola. Non mi piace averli in prestito, perché poi non  formerebbero quella biblioteca tutta mia che piano piano si allarga; né mi piace darli in prestito, sono gelosa di loro, e come diceva Benedetto Croce al giovane Giorgio Amendola, “i libri non si prestano”.

La signora con garofani era stato buttato: finito su qualche bancarella, caduto per terra, ha rischiato di essere cancellato del tutto, insieme alla sua dedica. Forse gli eredi non esistono più, forse hanno trascurato il valore e il significato che il romanzo ha e ha avuto; forse hanno traslocato e la prima cosa di cui ci si sbarazza sono proprio i libri, perché i focolari nuovi e conformisti sono altri: televisioni, computer, cellulari. A cosa serve un vecchio libro ingiallito del 1944? Per fortuna La signora con garofani è finita nelle mie mani, e lo rispetterò, anche come segno di gratitudine per i suoi primi compratori.

 

Stefania Miccolis nasce a Corato (BA) nel 1976. Dopo una formazione classica a Perugia, studia cinema a Bologna e alla Sorbonne Nouvelle – Paris III. È autrice del libro Federico Fellini e la Spagna (Ed. Carabba, 2013) nato dalle ricerche di dottorato svolto fra Italia e Spagna. Ha lavorato presso archivi storico-cinematografici, ed è ora collaboratrice alle pagine culturali de “L’Unità”. Questo suo racconto uscirà sul prossimo numero della rivista “Ellin selae”.