Un vicino,
di Ade Zeno

Venni convocato dal mio dirimpettaio per quella che assomigliava a una specie di emergenza. Tirò alcuni pugni sul muro della sua stanza da letto – che corrispondeva, da questa parte, al salotto in cui trascorro i pomeriggi a cazzeggiare – e compresi che aveva bisogno di soccorso. Uscito sul pianerottolo, trovai la porta di casa accostata, evidentemente l’aveva lasciata così perché qualcuno, prima o poi, se ne accorgesse. Lo scoprii riverso sul letto sfatto, immerso in quella che a prima vista pareva una grossa ombra di sudore rappreso. Stupito della mia presenza, spiegò gentilmente che i colpi sul muro non erano tanto una richiesta d’aiuto quanto la sgradevole conseguenza di un singulto dovuto alla sua condizione di passaggio. Stava infatti per diventare cane o, nella peggiore delle ipotesi, cavallo (non ne era completamente sicuro). La cosa lo rendeva misteriosamente felice, ma allo stesso tempo – e qui indicò la chiazza di sudore – era davvero stancante. “Spero che non ci voglia ancora molto” disse. “Guardi, il collo si sta già allungando, non pare anche a lei?”
Su due piedi non notai alcun mutamento nel corpo del vecchio, ma per paura di deluderlo feci sì con la testa.
“In tutta sincerità, crede che sia da cane o da cavallo?” chiese ancora con un’ansia luminosa che gli bagnava le iridi.
“Lei cosa preferirebbe diventare?”
Sobbalzò, sicuro:
“Cane, senza dubbio! I cavalli sporcano, sarebbe tutto più complicato.”
Restammo a guardarci per alcuni minuti senza aggiungere altro.
Alla fine pensai di dovermi congedare in qualche modo:
“Posso fare qualcosa per lei?”
L’uomo inarcò le spalle un paio di volte contraendo la fronte in una smorfia stremata.
“Chiuda la porta, quando esce. Mi sono accorto soltanto ora di averla lasciata aperta. Cosa vuole, gli scherzi della vecchiaia…”
Mi avvicinai al suo giaciglio per stringergli la mano, ma all’ultimo feci marcia indietro e me ne andai.
Un attimo prima di imboccare l’uscita percepii un brusio. Era la sua voce che diceva:
“Venga a trovarmi, qualche volta. Una carezza di tanto in tanto potrebbe farmi comodo. E ricordi che i cani sono i migliori amici dell’uomo.”