Questa mattina incantato sulla tazza del cesso
di Ade Zeno

cesso

Questa mattina incantato sulla tazza del cesso, come sospeso attaccato depresso, mi chiedevo delle braccia, che ai lati del torace, viaggiano corrono verso punti imprecisati, migrano, si perdono nei muri delle pareti, si sciolgono negli angoli di muri infettati, col culo molle sul pozzo a imbuto, pensavo ai liquami marroni che ogni volta scruto, calmo nella stasi perfetta nudo, vedevo nello specchio dell’acqua di sotto, il mio essere esserci buco buio profondo, e al contrario da dentro osservavo la pelle, che incantata piangente mi guardava dal niente, i polmoni di calce come piccole celle, succhiavano luce da un sole morente, ho deciso di vendere la mia carne al macello, per avere tre soldi e acquistare un secchiello, in cui perdere gli occhi nel buio tremendo, chiuso fra le stanze di questo castello di sabbia, e fissare per sempre il mio corpo invenduto, poi iniziare ad amarlo in silenzio, con rabbia.