“Hai nelle mani Sparta!”
di Leo Winkler

Dice la Pazzia:
“Le guance delle donne son sempre lisce, la voce delicata, la pelle tenerella, specchio di una giovinezza immortale! E che altro desiderio hanno in vita, se non di piacere agli uomini quanto più possono? Non è questo lo scopo unico di tanti ornamenti, belletti, bagni, acconciature, creme e profumi, di tanti mezzucci per abbellire, dipingere, truccare il volto, gli occhi e la pelle? Ebbene, per qual ragione si raccomandano le donne all’omo, se non perché pazzerellone? C’è cosa che questi non permetta alla donna? Per qual ricompensa se non il piacere? E come riesce lei a piacere? Si sa, non per altro che con le sue follie. Nessuno può sostenere che ciò non sia vero: basti riflettere alle assurdità che l’uomo dice, alle sciocchezze di Leo Winkler">che fa, ogni volta che si prefigge di prendersi piacere di una donna.” (XVII)

Non è questo Erasmo uno degli Autori preferiti dal nostro Primo Ministro, che ha pure pubblicato Elogio della Pazzia nella sua “Biblioteca dell’Utopia” (Silvio Berlusconi editore)? Ma deve aver equivocato sul contenuto perché la Pazzia si burla anche della sapienza che “è un ostacolo al disbrigo degli affari”, e di Socrate dice: “Che cosa lo costrinse a bere la cicuta, dopo che fu accusato, se non la sapienza? Egli filosofeggia di nuvole e di idee, misura i piedi delle pulci, s’incanta alla voce della zanzara … e intanto non insegna ciò che riguarda la vita comune.” (XXIV)
Anche gli sproloqui della Pazzia sui conviti (XVII), e sui modi di rompere la monotonia, dovevano renderlo più prudente se non virtuoso. E che dire dell’esortazione “bisogna lodar se stessi”(III)?

Opera insidiosa, Elogio della Pazzia, per chi la prende alla lettera.
Più chiara è l’opera Adagia, nel saggio politico “Ora hai in mano Sparta, abbine cura”, dove, riprendendo Solone, Cicerone e Plutarco, Erasmo scrive:
“È dovere del principe adoprarsi in tutti i modi per la felicità del suo stato, tutelare la pubblica libertà, mantenere la pace, allontanare i mali con il minimo aggravio possibile dei sudditi, provvedere all’insediamento di funzionari integri e irreprensibili. Quando dunque accantona queste responsabilità per giocare a dadi, ballare, puttaneggiare, far musica, andare a caccia, trafficare, insomma per volgere tutta la sua attenzione altrove, allora è il momento di gridargli in faccia: “Ora che hai in mano Sparta, abbine cura””.

Che cosa direbbe Erasmo a questo suo insolito “ammiratore” di 500 anni dopo?
Semplice: lo esorterebbe a “essere davvero consapevole del suo ruolo”.

[Leo Winkler,  insegnante in pensione di latino e storia]