Elogio di Solone 2600 anni dopo
di Leo Winkler

Solone, arconte ad Atene nel 594 a.C., fu considerato dagli antichi tra i 7 saggi della Grecia.

Stetti, cinto di scudo, a fronte agli uni e agli altri,
esclusi da una vittoria ingiusta gli uni e gli altri … (Solone)

…e venne l’ora: la polis ateniese in estreme difficoltà e in cerca di salvezza, affidò il potere a un solo uomo, un saggio, e tale riconosciuto da tutti: gli chiesero di sciogliere il nodo insolubile.
Così Solone fu arconte.
Le sue scelte future non erano note. I problemi erano annosi, le attese diverse, il clima mefitico, l’impresa titanica. Ma quelli che prima si erano fatti del male, ora si erano rivolti a lui: stavano riconoscendo l’importanza della virtù? o erano solo spaventati? Lo strapotere dell’oligarchia aveva creato disparità sociali ormai insostenibili, l’economia era in rovina: la polis rischiava la distruzione. Ma ora Solone era arbitro.
Dice la storia che Solone per superare i ceppi del passato lavorò sui mali del momento, ma ne cercò la radice, e fece ciò che non era mai stato fatto: ridiede la libertà a chi l’aveva persa, cancellò i debiti dei poveri, ma li aiutò senza schiacciare i ricchi che per la prima volta dovettero moderare le loro pretese; diede nuove regole per la convivenza di “umili e potenti” e per la prima volta diede voce a chi non ne aveva mai avuta: così ridiede dignità agli uomini e aprì il cammino a quella via sconosciuta poi detta “democrazia”, in cui faticosamente e con pena ancora oggi avanziamo.
Dopo Solone la società ateniese non fu più la stessa, e comincia una storia nuova per cui l’Occidente si distinse dall’Oriente.
Ma ingrata è la posizione di chi sta “in mezzo tra i lupi”. Neppure Solone fu risparmiato da critiche e maldicenze. La mano benefica fu morsa dagli arrabbiati. Presto ripresero i vecchi vizi. E Solone si allontanò da Atene. Dopo di lui ben presto arrivò Pisistrato, giovane, demagogo, abile inventore di nuove malizie difficili da riconoscere, il vecchio camuffato da nuovo. Il cammino verso la democrazia doveva passare anche per quella esperienza, che non poteva che essere transitoria: un fulgido esempio era stato dato, ormai il seme della democrazia era stato piantato.

Si dice che in Lidia, al re Creso che tronfio del suo lusso gli chiese di essere ammirato come un uomo felice, Solone avrebbe risposto che era troppo presto per dirlo. Creso capì il significato delle parole di Solone quando cadde in mano del re di Persia, e perse tutto.