In libreria Le sorelle Soffici di Pierpaolo Vettori

Per presentare l’uscita in libreria de Le Sorelle Soffici di Pierpaolo Vettori (Elliot Edizioni, 2012), di cui pubblicammo un’anticipazione su “Atti impuri” vol. 3, rimandiamo alla recensione di Leonetta Bentivoglio intitolata Quella ragazza sul confine tra sogno e realtà, apparsa il 22 gennaio 2012 a p. 46 dell’inserto culturale de “la Repubblica”:

Si sa poco di Pierpaolo Vettori. Solo che è nato nel 1967 a Torino, che ama la musica rock e che di mestiere fa il fabbro. Sappiamo anche che Le sorelle Soffici (finalista al Premio Calvino 2011) è il suo secondo romanzo, e che da giovanissimo ha sofferto di una grave forma di attacchi di panico, a causa della quale non riusciva a relazionarsi al mondo esterno.
L’imprendibilità del visibile (di quanto è tale nella cosiddetta “normalità”) risuona con forza nel personaggio di Veronica, protagonista de Le sorelle Soffici. Che è un libro anomalo, spiazzante e lieve nella scrittura, tutto votato a indagare il sentimento dell’ineffabile, del diverso, del parallelo. Di quella certa sfera intuibile nei sogni, o sul crinale friabile tra conoscenza e fantasticheria, che chiunque abbia un minimo d’immaginazione si è trovato a percorrere, e che solo l’elasticità cognitiva della letteratura e della poesia è in grado di restituirci.
Veronica Soffici è una ragazza strana. Non che viva tra le nuvole. Piuttosto è nuvola lei stessa. La sua persona è un’eventualità di sbarco (pensante e articolata) nel cosmo del non dicibile. Veronica supera le cose, infrangendone kafkianamente la superficie. Scherza con gli angeli, parla con scrittori defunti (predilige i romantici inglesi), vede buchi spalancarsi nel soffitto per far spuntare un piede, osserva senza intimorirsi le apparizioni di San Giorgio e San Michele. Vive in simbiosi con la sorella Cecilia, bellissima e bisognosa di protezione e riguardi. Cecilia cammina sempre scalza e non pronuncia una parola. È Veronica a rapportarsi agli altri, a stilare la cronaca delle giornate, a farsi relatrice degli eventi.
Cecilia vive per intero nella bolla di visioni di cui ci rende partecipi sua sorella, ma senza esprimersi né intervenire. […]
Vettori coglie il suo sentire e lo riversa sulla pagina. Ci offre il suo resoconto, scandito a giornate, nella forma puntualizzante del diario. Ci immette con coerenza in quella logica “altra”. Veronica potrebbe somigliare all’Alice di Lewis Carroll, ma c’è una differenza. Alice considera spaventevoli e stranianti le creature in cui s’imbatte nel suo viaggio, dal quale riemergerà delineando un confine preciso tra gli assurdi paesaggi che l’hanno catturata e la verità lasciata là fuori, quando s’era appisolata sotto l’albero. Invece per Veronica la vita è solo ciò che sta vedendo insieme a noi. Ce la consegna senza perplessità, stupori o senso dell’eccezione, con sprazzi di sottile umorismo e in uno stato di purezza intransigente che è la sua guerra contro le brutture.
Pierpaolo Vettori dice di scrivere romanzi per tenere a distanza i propri dèmoni, e di aver scelto un lavoro manuale come il fabbro per essere ancorato alla realtà. Le sorelle Soffici riflette questa sua partita con un’onestà e un coraggio che acchiappano il lettore, e non gli permettono di restare mai indifferente.

Leggi interamente l’articolo sul sito de “la Repubblica”

Scopri l’anticipazione del romanzo uscita a settembre su “Atti impuri”, vol. 3.