L’ansia da pagina bianca
a cura della Dottoressa S.

Parleremo oggi di un problema che affligge molti scrittori: l’ansia da pagina bianca.

Tecnicamente definito come sensation seeking e diffuso anche tra i non-scrittori, è un atteggiamento che nasconde il tentativo di riempire un vuoto angosciante. La “sensation seeking” spinge a ricercare comportamenti a rischio, sensazioni ed esperienze varie e intense; coloro che ne sono attratti sono disposti a correre rischi fisici, sociali, legali e finanziari, per il piacere di tali situazioni.

Le persone comuni che hanno bisogno di emozioni forti per sentirsi vive, aspetto sicuramente indice di una problematica complessa, si mettono in condizioni estreme per superare i propri limiti, mai paghi dell’adrenalina che ne consegue. Si lanciano con il paracadute, guidano in modo spericolato, assumono alcol e droghe.

Allo scrittore, per raggiungere lo scopo, basta accendere il computer e aprire una pagina di word. Il panico si impossessa di lui e lo fa sentire vivo nel tentativo di affrontare una prova al di sopra delle possibilità di sopportazione umana. La maggior parte delle persone, infatti, evita di trovarsi in tale condizione dopo essere stato costretto, almeno fino alla fine delle scuole dell’obbligo, a mettersi a confronto con il suo vuoto interiore di fronte alla pagina bianca.

Anche lo scrittore, però, a un certo punto ha bisogno di alzare l’asticella.

Inizialmente affronta il vuoto in modo quasi casuale. Mette man mano in atto una serie di strategie allo scopo di alimentare un’asia controllata e carica di significato simbolico o, quanto meno, “figa da raccontare”. Ci sono piccoli rituali che precedono il momento critico. Per esempio per alcuni è fondamentale accendersi prima una sigaretta. Altri spengono il telefono, preferibilmente senza avvertire nessuno in modo da provocare preoccupazione anche nei loro cari.

Il momento della giornata è importante. Alcuni scrittori preferiscono mettere la sveglia all’alba e farsi venire l’angoscia di primo mattino. Altri prediligono la notte fonda, alla luce fioca di una lampada da tavolo. I più spericolati mettono la musica a palla, in modo da potersi poi scontrare con i vicini. Altri si lasciano infastidire dalle lancette dell’orologio, contro cui scatenano un netto sentimento persecutorio.

Entrambe le categorie, a un certo punto, si ritrovano ossessionate dal canto degli uccellini.

Quando sentono che la frustrazione sta superando i livelli di tollerabilità, cercano di reagire. Per esempio provano a non affrontare il cosmico vuoto bianco digitando qualcosa tipo dejhuiahfidfb. Sono convinti che il problema sia il bianco in sé. A volte viene loro in mente di cambiare il colore dello sfondo, ma spesso desistono dandosi degli idioti. Successivamente, si prodigano in elenchi, scalette e maledicono il mondo perché non possono partire dalla fine. Che poi, a dirla tutta, non mi risulta che il mondo si sia mai espresso a riguardo.

Gli scrittori di questo genere non ammetterebbero mai, nemmeno con se stessi, che l’ispirazione possa venire mentre si è in bagno o in coda alla cassa. Sarebbe come se un adolescente dicesse: “Sono tornato alle 21.30 e mi son divertito un sacco!”. No, lo scrittore con l’ansia della pagina bianca fa un vanto delle sue occhiaie. Non ti mostra il suo lavoro perché ancora non è soddisfatto, sai, ne uscirà un capolavoro.

L’unica cosa che si può fare per superare l’ansia da pagina bianca è venire a patti con se stessi. E accettare che, se non hai nulla da scrivere, non sarà l’esposizione alla luce dello schermo a illuminarti.

Perché non provare invece a cambiare prospettiva? La pagina bianca non è un buco nero che risucchia tutte le vostre funzioni cognitive. È anzi uno spazio vuoto in cui tutto può succedere, proprio grazie a voi.

Ricordate inoltre, se vi venisse un incipit geniale mentre vi state tagliando le unghie di piedi, scrivetelo subito, altrimenti vi passerà di mente. Quando vi intervisteranno, potrete sempre dire che vi trovavate su un isola caraibica in una notte buia e tempestosa. Al lettore, credetemi, andrà bene così.