Anime e animelle
di Francesco Nurra

Riempivano le serate coi ritagli di tempo
della loro spiritualità rivoluzionaria
scondita di anima condita di animelle
Si giocava d’estate a inneggiare
alla bellezza del dio Sole
ad invocare divinità ancestrali
C’era, nella fame, chi immaginava
le terga di Lilith,
fecondarla e coinvolgerla in baccanali
umidi di sudore ed umori
si poneva come esposizione
della ferinità che scaccia ove si annida
ogni traccia di umana stabilità

Fu esaudita la mia preghiera:
per favore loro Non-Madre
dona loro la cecità e nel tuo ventre
dopo aver fatto strazio delle carni
fagocitali senza sforzo alcuno
Genera poi, un frutto d’
amore incondizionato
di gioia materna che ricambi
quella che da sempre dell’uomo
è sofferenza subita dall’inizio
dell’alba dei tempi
Amen?