“Riconoscete il mio film”. L’appello alla Rai di Franco Maresco

marescoCon una conferenza stampa tenutasi ieri a Palermo e trasmessa congiuntamente in diretta sui profili sociali di varie riviste di cinema (disponibile qui), il regista Franco Maresco ha rivolto un appello affinché la Rai riconosca il suo La mafia non è più quella di una volta (2019) come un proprio ‘figlio’, dopo averlo ingiustamente disconosciuto.

La conferenza, cui hanno partecipato la fotografa Letizia Battaglia, protagonista del film, e l’avvocato Antonio Ingroia, legale di Maresco, è stata indetta in occasione della diffusione dell’ultimo lungometraggio del regista siciliano sulla piattaforma on demand MIOCINEMA (www.miocinema.it), dove lui stesso lo ha presentato nell’ambito di una mini-rassegna intitolata “Ridere è Cosa Nostra. La mafia secondo Franco Maresco” che rende visibili per un mese anche i suoi due documentari La mia Battaglia. Franco Maresco incontra Letizia Battaglia (2016) e Enzo, domani a Palermo! (1999, con Daniele Ciprì).

Nei giorni in cui cade l’anniversario della strage di via D’Amelio, e in cui tradizionalmente vengono celebrati Falcone, Borsellino e le altre vittime di mafia, Maresco ha deciso di rendere pubblico quanto gli addetti ai lavori già sapevano, vale a dire il ritiro del sostegno inizialmente accordato da Rai Cinema al suo film, seguito ideale di Belluscone (2014), nonostante questo sia stato selezionato nel Concorso della 76a Mostra del Cinema e sia poi risultato vincitore del Premio Speciale della Giuria. La parola a Maresco:

“Sono qui a presentarvi la storia di un contenzioso tra me e Raicinema: è successo che l’anno scorso La mafia non è più quella di una volta è arrivato in concorso a Venezia e inaspettatamente ha vinto anche un Premio importante. Quando il produttore Rean Mazzone ha ritirato il premio rappresentando tutti quanti noi, Rai Cinema si congratulava con Luca Marinelli, protagonista di Martin Eden di Pietro Marcello, ma avrebbe dovuto essere felice anche per il nostro film. Invece, già da qualche settimana, l’aveva disconosciuto perché riteneva non fosse rispettoso riguardo alla persona del Presidente Mattarella”.

Il produttore Mazzone, non presente alla conferenza stampa indetta dal regista, ha cercato a lungo di mediare con la Rai, ma ora è Maresco a prendere parola facendone una questione di principio e di libertà:

“La maggior parte del cinema italiano vede coinvolta Rai Cinema, se ti metti contro la Rai lavorerai con molta più difficoltà nel futuro. Dimostro quindi per l’ennesima volta di essere un autolesionista, ma ritengo che dopo trentacinque anni di mestiere – e devo molto alla Rai e specialmente alla Rai3 di Guglielmi che trasmetteva CinicoTV – raccontare questo episodio fosse necessario. La più grande azienda del mondo dello spettacolo italiano deve lasciare la libertà al pubblico di vedere quello che vuole. Invece, nel mio caso è avvenuta una censura motivata dal fatto che il presidente di Rai Cinema, Paolo Del Brocco, è stato più realista del re, temendo che il mio film potesse irritare in qualche modo il Quirinale. Ma dopo il successo di Venezia il film è uscito in sala e non c’è stata alcuna protesta del Quirinale. Nessuno ha detto che questo film manca di rispetto alla Presidenza della Repubblica”.

Dopo le prime rimostranze della Rai, giunte peraltro dopo che Rai Cinema aveva ricevuto e approvato sia la sceneggiatura sia un primo montaggio del film, Maresco aveva provato a trovare un compromesso modificando alcune scene del suo film, cosa che ha tolto le castagne dal fuoco anche ad Alberto Barbera che lo voleva nel Concorso di Venezia 2019 ma aveva subito anche lui delle pressioni.

“Dopo averlo selezionato, il direttore artistico della Mostra Barbera mi telefonò dicendo che c’era qualche problema e che dalla Biennale (che evidentemente aveva subito pressioni) avevano paventato di sospendere il film. Allora ho tagliato un paio di scene e la cosa si è risolta. Non avevo mai sentito in vita mia che un festival potesse trovare da ridire su un film per motivi ‘politici’. Comunque, alla fine il film fu confermato perché facemmo quei piccoli tagli e Barbera me ne ringraziò tantissimo. Si trattava in particolare di due scene nella parte finale quando Ciccio Mira racconta del suo incontro con la famiglia Mattarella con cui, dice, che nasce un’amicizia e io gli chiedevo se era una ‘amicizia particolare’; e poi quando Mira dice che lui votava sempre Bernardo Mattarella e gli domandavo se votava per Binnu usando il soprannome di un altro famoso Bernardo. Poi ho accorciato un po’ alcune battute sul fatto che i Mattarella andavano al cinema gestito dal padre di Mira e lui dice: “Io non l’ho mai visto pagare. Mio padre si sarebbe offeso”, ma lì si trattava di questioni di ritmo del montaggio.

Pensate che noi siamo stati per settimane con l’ansia di sapere se questo film veniva accettato dalla Rai, a fare incontri con gli avvocati del produttore che ci ponevano per esempio il problema se nelle sequenze animate Mattarella poteva apparire con i pantaloncini corti e un gelato quando aveva già diciott’anni o se faceva la figura di un Monsieur Hulot, per citare il personaggio di Tati, insomma di uno un po’ ritardato; e poi ci chiedevano di tagliare la scena della stretta di mano che avrebbe potuto sembrare una stretta di mano da film di Damiamo Damiani, e altre discussioni surreali di questo tipo.

Noi per anni abbiamo ridicolizzato la mafia, Totò Cuffaro quand’era Presidente della Regione, etc. e oggi c’è qualcuno che in Rai pensa di poter cancellare questa storia in nome del fatto che un film di satira potrebbe urtare il Presidente. Non volevano proprio che nel film comparissero riferimenti a Mattarella. Toglierli tutti era inaccettabile e anche impossibile perché avremmo dovuto tagliare circa quindici minuti di film. Ora chiediamo ufficialmente alla Rai che riconosca infine questo suo figlio illegittimo e lo riprenda nel suo catalogo”.

Alcune ore dopo le dichiarazioni di Maresco, Rai Cinema ha diffuso un lungo comunicato di replica dove si dichiara che la società “ha semplicemente esercitato la propria facoltà di esprimere dissenso rispetto a contenuti non condivisi a priori, non condivisibili e ritenuti potenzialmente offensivi, utilizzando le proprie prerogative contrattuali”. Maresco ha quindi risposto contestando a sua volta il comunicato Rai. Vedremo che esito avrà il suo appello alla Commissione di Vigilanza Rai e al Presidente Mattarella stesso in quanto garante della Costituzione in cui il regista chiede se nel suo caso non sia stato tradito lo spirito dell’art. 21 della carta costituzionale che sancisce la libertà di espressione.