La Torta Salata di Pasqua
di Luca Mururoa

Care Amiche, queste brevi note, che vi elargisco come epifanìa del DVD “Tutte Masterchef con Donna Carlèna (Carlotta-Serena)”, sono intese ESCLUSIVAMENTE come complemento al video, che NON potete non acquistare prima che me lo sparino su YouTube — ma gli cadrà (il pistolino o le tette o tutt’e tre, garantito dalla mia zietta strega hihihihi!!). Il video è, come dovreste sapere, dedicato al piatto che vi farà Regine del Pranzo di Pasqua. (Alla faccia di quella stronza di Selvàra, Selvaggia-Chiara, la cugina acquisita che ha fatto le selezioni per “Amichi del Grande Fratello sull’Isla de la Poya”… Immaginate come, ’sta zoccola, che l’avrebbe inflitta persino al Ceccherini…)

 

Questa meraviglia della Nouvelle Sadist Cuisine (o Cousine, cazzonesò), è la… gnamgnamgnam!
TORTA DI GATTINI©!!

 

L’ideale per VOI che state tornando poveri, un nostalgico ritorno agli anni d’Anteguerra (la Seconda, in attesa della Terza, seeee!!) Lo so, amiche neo massaie, lo so, di gatti non accompagnati se ne vedono pochi in giro, se li son mangiati i migranti, uffa!
Restano, però i ‘gattili’, ed allora vai di facciotta buona, un po’ di mimmimmì/cicciccì, due frasi fatte, i bollettini pagati e vedrete che qualche micio a casa ve lo portate.

 

Bene, Caaarissime, videotrasportatevi con scontrino da Me, presso le Mie Stanze Meravigliose: abbiamo — tra un’ora di pilates e due veloci corna al cretino — scuoiato e svuotato i vari piccoli, succulenti Coffee, Musetto, MicioMiao, Baffina eccetera (ricordate, un gattino per ogni ospite)? Preparato l’impasto (non scordandoci le olive tribali taggiasche e il pecorino Zu Roccu, MIO sponsor), l’abbiamo sepolto nell’abbraccio di pasta di pane, o nell’ amplesso di sfoglia?
Abbiamo, programmato il tempo di cottura, saputo frenare l’impazienza, l’impeto di fotografare e postare l’immagine che oggi vogliamo ci rappresenti presso gli affetti lontani, ci imponga alle altre (ci conosciamo, care, io le mie cose migliori le posto alla ex di Jean-Galeaz, a Pahrì…😈)?

 

Cotta al punto giusto, è giunto il momento di presentare in tavola la meraviglia di cui ignoravate l’esistenza (ma c’è qui Donna Carlèta, che non per nulla ha pure una zia Vicentina). [1]

 

Allora: il cibo deve migliorare lo Spirito, al di là del semplice meccanicismo mastica/inghiotti/digerisci & caca, e l’occhio vuole la sua parte — ma anche la porzione vuole il suo occhietto.

 

Al centro della tavola, che avrete scelto rotonda e corredata di fini porcellane, posateria d’epoca e tovaglieria in tinte pastello (e se non ce n’avete, sfigatone, vi bastino tele cerate e piatti di carta)… al centro, dicevo, avete posto la Torta, intorno, i commensali. Non manca nulla?
Giù la testa sul piatto, come bestie alla greppia, senza uno sprazzo di fantasia e buongusto a nobilitare il lavorìo delle mandibole? Noo, Signore, no.
Perfettamente suddivisa in tot ospiti = tot fette, la TORTA DI GATTINI© non va scodellata ma proposta, deve anzi proporsi, in un gesto (disciàmolo) non solamente estetico, ma distillato di misteri millenari e squisitezza di costumi, cazzo!

 

Cosa offrire di più e meglio a chi attende, e già giudica, se non la sensazione d’esclusività, di rapporto unico, affettivo/sacrale, con ciò che si va a consumare, un’esperienza protostorica e rituale? Questo, fa la differenza.
Ognuna/o deve sentirsi protagonista di un qualcosa “di unico e di graaaande” (Lucio Dalla), ognuni devono sentire di star mangiando proprio quel gattino, al di là al di fuori al di sopra dell’impasticcio di carne verdure spezie etc. che di tutti i gattini presenti (ehm) raccoglie le singole vite, le storie private, i sogni e le speranze. [2]

 

Avete tenuto da parte le teste mozze dei cari animalini? Bene, le avrete quindi poste di fronte ad ogni piatto, giusto tra i bicchieri, cosicché i simpatici musetti allietino i presenti e favoriscano la convivialità — insomma, come si dice, ‘facciano allegria’. E mistero (brrr…) Con occhi che bucano la notte cartesiana, con riflessi di luce nell’iride felina! Questo è ciò che vogliamo veramente offrire, occhi che guardano OLTRE!! Ma il gesto, mitopoietico ed estetico, può essere disturbato, impedito addirittura, dalla bruta materialità biologica, dobbiamo tener conto dei tempi di decomposizione, delle temperature, del tasso di umidità ambientale. Mantenere alle testoline l’occhio ‘naturale’ sarebbe certo la scelta migliore, ma i tempi, i maledetti tempi richiedono una sinergia d’agenti quasi impossibile da ottenere.

 

L’occhio del gattino dev’essere vispo, vivo, ma ‘slòu plèsciar’, non intrusivo né, soprattutto, vitreo se non saponificato, addirittura. [3]
Ad esempio, se fa caldo e togliete le testine dal freezer con troppo anticipo, c’è il rischio che i gas interni ai bulbi provochino delle piccole esplosioni (piuttosto, spacciandole per ‘botti’, è una soluzione da provare per il Cenone di Capodanno). Sconsigliata anche la variante ‘occhio di vetro’, anche se di Murano. Troppo fisso, vitreo appunto, inquietante. È la TORTA DI GATTINI© [4], zuccòne, non il sushi di SerialKiller (cucina Yankee-Nisei, c’è chi lo apprezza). Ma non disperate… Visto che — giustamente — IO sono Donna Carlèta, e voi NO, ho la soluzione.

 

Ricordate quelle cartoline che ancora si trovavano qualche anno fa, quelle, per dire, con ‘Saluti dalla Camera, o dal Senato’ ed un qualche simpatico neoeletto photoshoppato sopra l’emiciclo, che faceva il gesto dell’ombrello, con la bocca a pernacchietta (sim-pah-ti-coh!), ed aveva gli occhi in rilievo, in plastica trasparente, con una pallina mobile all’interno? Ecco.

 

Che spettacolo, amiche, che allegria.! La pupilla del TUO gattino si muoverà! – seguendo le vibrazioni della tavolata, scossa nelle risate collettive, smossa quasi impercettibilmente da (s)piritèlle e toccatine… E svolgendo anche un’utile funzione d’avviso antisismico.

 

Eh si, perché se gli occhietti dei gattini / TORTA DI GATTINI© cominciano a zompare su e giù come palloni da basket in mano agli Harlem Globetrotters, beh, è una sussultoria, quindi alzate il culo e ‘run like fuck’ (correte come se v’ i………o)!!!

 

Sicura di non sbagliare nell’augurarvi un indimenticabile Pranzo di Pasqua, vi saluta la Vostra Carlèna. Come bevanda d’accompagnamento, birra BULLDOG, naturalmente.

 

 

NOTE
[1] “Veneziani gran signori, Padovani gran dottori, Vicentini magnagatti…” diceva la filastrocca.
[2] “MA VAFFANCULO!” (I Gattini)
[3] Va benissimo per lo Zombiello tonnato, ma è un piatto diverso, più pesante, invernale.
[4] Copyright

Torta di gattini