Da “I necrologi” di Nadia Agustoni

Facciamo gli alberi

 

1

 

sullo spiazzo facciamo gli alberi. la fine del turno seduti sui gradini.

io un pioppo io una betulla io un pino io un cipresso e la quercia

io, ma sei troppo bassa. allora la siepe. quella non vale. allora il

faggio il platano o un bel niente o la vispa Teresa.

 

2

 

uno ci racconta dei picchetti di una volta con le bandiere in giro.

sul cancello a parlare di tutto. si stava bene. chi aveva libri li scambiava.

ci piacevano le canzoni. scoprire la pianura.

 

3

le cose morte sono voci che non riescono a parlare.

 

 

 

Perché è del comunismo

 

1

 

la tessera del sindacato inquilini evita le grane. gente che ha paura

anche di fuori e non parla. magari lo vengono a sapere. una ragazza

è vicina agli anarchici. racconta della guerra tante cose. c’è

uno che ascolta. è piuttosto secco. non va alla coop perché è del

comunismo.

 

2

 

se ti fai male a quelli non vai bene. contano i giorni che stai a casa.

al rientro l’aria è anidride carbonica. danno del deficiente ai più

giovani. al più giovane una volta dicono maiale. gli extracomunitari

gli toccano la schiena. gridando le cose in dialetto. così non capiscono

tutto.

 

3

 

il lavoro sarebbe un’altra cosa se stessimo insieme, ma fanno che

si soffre e loro diventano grandi. a volte mi vengono in mente le

mogli. non ci pensano negli uomini la rabbia nei calzoni. ci pensano

a vivere bene ma siamo in fila anche a pisciare.

 

 

 

Scrive nel quaderno

 

1

l’albanese si schiaccia il latte dal seno in una bottiglia. l’hanno vista

in bagno. il latte per la figlia di tre mesi lo porta a casa. c’è una raccolta

di vestiti e giocattoli. il marito non lavora. lei a cucinare per

suocera e cognata. lui vuole sei bambini. due femmine ci sono.

dovrà fargli il maschio alla svelta.

 

2

 

si prende addosso le ragioni del marito, da noi non sei una donna

se non hai bambini. le ragazze si guardano. pensano a com’erano

i ricordi delle loro nonne. dicono si va a ballare o alle scuole serali.

qualcuna ci crede ancora.

 

3

 

le 150 ore in un corso della regione per disegnatore meccanico.

era stare un po’ più solo con l’idea di tentare un’uscita. se non ti

aiutano non ci sono uscite.

 

4

 

un ragazzo scrive nel quaderno. ci mette dei pensieri delle frasi.

legge il giornale nella pausa mensa. dice è qualcosa di diverso. il

giornale l’ho letto una volta. a essere comunisti ci vuole coraggio.

il coraggio di perdere. tanto perdi lo stesso.

 

 

 

Testi tratti da Nadia Agustoni, I necrologi, La Camera Verde, 2017.

Info: http://www.lacameraverde.org/

 

 

Testi di Nadia Agustoni (1964) sono apparsi su Poesia, Il Segnale, Smerilliana, La clessidra, Pagine, Qui Libri, Il primo amore, Alfabeta, Nazione Indiana, Poesia di Raines 24, Cartesensibili, La Dimora del tempo sospeso, Blanc de ta nuque, La poesia e lo spirito, La camera doppia, Post-populi e Cultura gay. Tra le sue pubblicazioni recenti:  Racconto (Aragno, 2015), Lettere della fine (Vydia, 2015), Il mondo nelle cose (LietoColle, 2013), Il peso di pianura (LietoColle, 2011), Taccuino nero (Le voci della luna, 2009).

L’autrice conosce da tempo la fabbrica, come si legge in molti suoi versi e anche in questo testo di dieci anni fa: https://www.nazioneindiana.com/2007/05/29/quaderno-di-fabbrica/