Gerri-L’imperatore di Roma
di Luca Mururoa

L’IMPERATORE DI ROMA (1987 – girato nell’85), con GERARDO SPERANDINI, regia di NICO D’ALESSANDRIA.

 

 

Sono così lontani, i medi anni 1980, che persino Gerry, incastonato nel proprio loop
psichico, autoconvinto e proiettato in una diacronia bimillenaria che s’esaurisce nella
ripetizione monomaniacale delle gesta tossiche, può essere guardato quasi con nostalgia,
concedendosi il lusso d’un sospirino post-romantico medioborghese vintage.
(”Abbiamo vissuto sottoculture neomaledette/decadenti che voi, darwinisti per scelta o
per forza...” eccetera).
Un residuato dei mitizzati anni 70 nella Roma 1985 irrorata d’eroina, è Gerri:
ripetitore che si crede emittenza, cognizione del dolore risolta in motoperpetuo,
per le vie della Vera, Unica, Grande Puttana Sacra, L’Urbe.

 

Senza il più fantastico dei set cinematografici ‘naturali’, Roma malebenedetta,
senza la tua romanità esperta, Gerri, che cazzo di personaggio saresti?
Un tossico schizofrenico nel cemento agostano d’una città qualunque.
Oggi, poi, che IL MILLENNIO è arrivato, il male interiore è quasi mainstream (gli psyco
professionals come preti della nuova religione laica…) e ti sbattono le pischelle biotte
sullo schermo anche se digiti ‘1919’ o ‘Rattus Norvegicus’ e…
vaffanculo alla storicizzazzzzzione, e pure attè, Gèri. Sei ‘n poveraccio, sei sfortunato,
la testa t’è nata storta, il neuro pure, e papà tuo, sbirro in pensione, oh se lo fai camminare,
Gerri. Per negozi, ambulatori ed uffici giudiziari. Perchè tu certo ce sei, ma pure ce fai.
Però, quando ti metti a ridere, nudo sull’ambulanza, metti paura. Uno che ride così,
ha tutto l’hardware da rifare, perchè l’Essere ‘Altro’ parla proprio per bocca dei folli e dei
bimbi, attenzione.

 

Intanto, Gerri, fatti due risate, e pensa che sei un po’ famoso, ma poco poco, oggi.
Stai in mp4, con Stanlio ed Ollio, Edidiya Ayele, Carmelo Bene (e Donyale Luna – ”Guarda
quellaiLLùuna di dghràgga…” ed era una luna romana) e Miles Davis – e tre miliardi d’altri.
Certi, gajardi – la massa, abisso virtureale multimmaginificato in alta definizione, infracicato
di parole che non sono e non danno nulla a chi le ascolta. Ma fanno danno. Le immagini, poi.
Anche te, a farti star zitto un attimo, Geri… ma tu sei un Santo.

 

Grazie quindi a chi t’ha filmato, vecchio mio, perchè un romanodeRoma, che aspetta
il ritorno delle legioni per liberare i poveri della Città (ehm… Gèri, non so quanto la
liberazione dei poveri sia mai stata causa e scopo del movimento di legioni) e c’ha la faccia
d’Asterix – er Gallo trans/cis/padan/alpino, nel linguaggio imperiale – non lo si scorda.
Ma questa è solo una curiosità.
Non ti si scorda perchè cammini come Iggy Pop, c’hai il giubbotto da moto, sei forse l’unico
rocker italiano credibile tra i pochi visti sullo Schermo.

 

Perchè sei n’impunito, te ne fotti, sei un gatto – e D’Alessandria sembra alludere ad una
metempsicosi in corpo felino, quando t’ammazzano. Magni (non Luigi, la sua Roma e la tua
distano anni luce) dove e quando hai fame, bevi e ti strafai, cerchi di piacere alle pischelle
(oh come assomigliano alle Lubne di RANXEROX…) e ti spari un vomitone, sulla canzone di
Lucio Battisti – grande momento, finalmente.
E scrivi lettere d’ Amore. GERRI SCRIVE LETTERE D’AMORE!
TU sei da Oscar, altro che la secredente sedicente grande bellezza d’ una facciotta
da furbone che, negandola, trasuda l’arroganza dell’ embedded/organico.
Versione smorfiosetta. Basssissimo Impero.

 

MA TU, Gerri, affronti senza tèma quelli che poi te menano (stavano lì dai tempi della
Commare Secca*, probabilmente) perchè tu sei er Caimano Bianco!
E allora, da pari a pari, eccoti in San Pietro, e come San Martino ti levi il mantello e lo lasci
al Vecchio Pescatore, e te ne esci GLORIOSAMENTE, ”ECCE GERRI”, popoli cattolici in
bianco-turista, e te a torso nudo.
Te sei salvato, ‘non-cattivo’ Ladrone?.
Nel Regno dell’Immagine, l’unico che resta.

 

Solo tu, Geri, potevi rubare le mutandine alla scortilla – l’eterna Fanny Adams in fuga,
anche lei residuo, pasoliniano, nell’ offrirsi ad un futuro (nonalternativo?) di prostituzione –
e farne una scena lontana dal voyeurismo e dal trash.
Tu ed il regista, voglio dire. E se avere un bùgget minimo ha come risultato un bianchenero
che si scioglie in sfumature di biancocalore agostano… allora l’operatore merita pure lui.
Ciao, Gerri, eri una rockstar (e t’hanno messo ‘na bella musica).

 

”Ciao, Gerri, vecchio mio” – Ma chi ti conosce?
‘Ripetitore che si crede emittenza, autoconvinto e proiettato in una
diacronia bimillenaria’ – Ma che cazzo vuoi???
Nun è che sei ‘no sbirro pure tu? (TU, NON TE, ‘a buzzurro!)
Il letto di contenzione non fa tanto rockstar, e non ne parli, eh?
E nun parla’ de mi’ padre, che non sai un cazzo, spettatore…
E poi, io parlo un romanesco vero. Non da macchietta.
Impara l’Arte E il Romanesco, capoccione cispadano, e vai a scrivere al cesso,
chè IO CAMMINO!
DA DUEMILA ANNI, ed anche ora, qua (più vicino di quanto crediate).
IO NON MI SONO ARRESO!! IO SONO IL CAIMANO BIANCO!!
Altro che Santo. E nun te meno, solo perche ti piace il rock.
Torna ar paesello, va’… che Roma è ttosta, e
te lo dice Gerardo Sperandini, l’Imperatore di Roma!

 

Aspetta.
Chè, c’hai diecimila da prestarmi?
Si, ‘na piòtta, si…
Oh, per cinquantamila ti faccio 10 lezioni di Romanesco.
Ma me le devi dare subito perchè dovevoprenderelemedicinepernonnasantadonna
malehopersemepossinoallorasiamod’accordoquaisoldivecchiomiopoiteportoiope’RRoma…

 

Gerri on the road 2 (Metà destra)

 

* Un altro bel road-movie romano – D’Alessandria sembra rifarsi (”C’arifàmo?” No,
Gerri…) alla scena dove il soldatino di naja, calabrese, camminando nella notte romana,
tra avventure varie, incontra e viene pestato da 3 skins – incredibile, anche il vestiario,
oltre la rasata, è in stile ‘Originals’, Londra 1969. Anzi, Kingston Jamaica 1967, i
veri Originals (neri).
Ma Bertolucci, nel (vado a memoria) 1963, dove li ha trovati, certi personaggi?
Un gang-movie USA?

 
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La redazione di Atti impuri