Versioni in versi
Nota alla raccolta di A. Niero Versioni di me medesimo
di Francesco Ruggiero

Il signor Czarny, alter ego, schermo, maschera dell’autore attraversa il tempo e ne viene attraversato. Il suo è un viaggio in treno e a ogni tappa, a ogni stazione corrisponde una “versione di se medesimo”. Una versione disincantata, ironica, a partire dalla scelta di celare dietro al nome Czarny (in polacco, nero), il proprio, Niero, creando così una distanza linguistica. Un personaggio colto in vari momenti della giornata, assorto in riflessioni o alle prese con le incombenze quotidiane.

Le tappe sono anche quelle di un attento osservatore che tiene un diario in versi ferroviario. Il treno è un elemento tante volte evocato da Pasternak o da altri scrittori russi che Niero conosce e traduce con grande sensibilità, al punto da meritarsi numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Un treno che nel byt dei nostri tempi e dei nostri luoghi assume la forma “dell’azzurro Trenitalia”, di binari arrugginiti, su cui si depositano ritratti in fuga verso orizzonti frammentati.

 

Giovane fatta piangere dal fidanzato

 

E sale, infine, che non è precipitato

di paroline imbonimenti quiz,

ma vero rosso tenue di screpolatura,

pastello sull’azzurro TRENITALIA.

Dev’essere a occhio e croce amore,

ma senza il Tempo a dargli corda:

passa il controllore.

 

Sui treni, come nella vita, i ritardi si confondono al rumore delle porte a soffietto, al clangore metallico di frenate interregionali. Un’afosa marcia di millimetri che Niero restituisce con tutti i suoi tic, colori, abiti leziosi, segnalibri e cruciverba, ricostruendo il sistema retorico del paesaggio contemporaneo. Volti di un’epoca attraversata da esodi tangenziali e apocalissi minime.

Nel cuore della raccolta pulsano le “ventuno poesie per Beatrisa Aleksandrovna”, dedicate alla figlia piccola, un lessico familiare in costruzione, metafora dopo metafora, metro dopo metro in cui “l’aurora dei […] passi è un volo”, e in cui i suoni vanno alla ricerca dei primi sorprendenti incastri metrici.

 

Conchiglietta

 

Ricopri appena appena l’intervallo

di una conchiglia,

il dosso minimo delle lenzuola.

Sei debole scompaginio di pieghe,

ma già riassunto dettagliato

di ogni mio dolore e gioia.

 

Nell’ultima sezione il volume viene visitato dalle parole di alcuni poeti russi del novecento o contemporanei: Anna Achmatova, Boris Sluckij, Igor’ Cholin, Sergej Stratanovskij, Elena Schwarz, Michail Ajzenberg e altri. Un alfabeto dinamico e abbagliante che in traduzione conserva un ritmo limpido e percussivo, una musica addolcita dalle ripetute vocali della lingua italiana. In particolare i versi di Ajzenberg e Rýžij testimoniano con eleganza lo stato febbrile della vita slava. Pare quasi che a Niero riesca l’impresa di offrire agli autori più amati un congedo mediterraneo dopo un’esistenza temprata dai turbini di neve che coprono, per lunghi mesi ogni anno, la sterminata e sterminante madre terra russa.

 

Alessandro Niero, Versioni di me medesimo, Transeuropa, 2014.