Contagio.
Riflessioni sul buonismo e vittimismo zombi del sistema culturale
di Elisa Alicudi

Questa mattina in dormiveglia ho ripassato più volte il sogno, ho alimentato un piacere macabro-masochista con la sensazione che fosse importante. Mi rimetto alla memoria dei sogni per esorcizzare i traumi che addomestico di giorno, soprattutto quando si tratta di morti violente o pulsioni sessuali. Spiriti invisibili – sagome baluginanti – entravano nell’edificio in cui mi trovavo. Ci davano la caccia, agendo indisturbati, per sostituirsi alle nostre coscienze. Potevamo lottare solo affinando i sensi, intuendo il pericolo da una folata d’aria, ma in realtà eravamo sconfitti, poiché, invisibili, si manifestavano con la presa dei corpi, si sostituivano al pensiero, alla voce interiore. Questo ho sentito dentro un ascensore piccolo, schiacciata al soffitto, in posizione fetale; prima che le porte si chiudessero sono entrati.

C’è un termine russo lugubremente evocativo che è entrato in uso nel lessico giornalistico: zombirovat’. Il suono stridente delle fricative batte contro una genesi alla Romero, la trasformazione nello zombi, essere zombizzati; bizzarrie crepuscolari di una società che miete teste lente, ridicole, inarrestabili. Zombirovat’ risuona con il nostro “gambizzare”, con la differenza che il gambizzato è una vittima esemplare, uno per tutti, mentre lo zombizzato è la moltitudine, il fenomeno sociale esteso.

Essere estromessi dal pensiero in casa propria, essere arrestati da forze invisibili, subdole e ottuse. Ci si sente così quando viene violato il patto di resistenza siglato tra  i propri propositi e coloro che dovrebbero sostenerli.  È dall’interno che veniamo consumati da coloro che pretendono di condividere i nostri propositi, ma sono troppo deboli per onorarli. Loro tritano e zombirujut; loro, camuffati da redivivi, ti assalgono e non hai spazio per fuggire, perché occupano il tuo stesso ambiente, vieni svuotato e trasformato in un esserino che mangia cadaveri e resuscita, non porta morte, ma moltiplica cadaveri. E di queste persone non puoi fare a meno, perché la società gerarchizza, è verticale, pur nell’impressione di essere orizzontale, illude nella possibilità di sconfiggere la vertigine. O semplicemente, nella rete dei rapporti orizzontali ci sono sotterfugi, cunicoli e scappatoie, tutto è labile e lontano dalla luce del sole. Questi falsi amici sono i più grandi nemici del cambiamento e della creazione. Questi falsi amici, quando hanno a che fare con la letteratura, si nascondono dietro il vittimismo di uno zombi, malfatto, impacciato, che suscita – come la creatura di Frankenstein – compassione. Non dobbiamo avere alcuna compassione per quegli autori, editori, operatori culturali che nascondono la loro irrisolutezza dietro le difficoltà della crisi, dietro il lavoro martire, immolato in realtà all’esigenza di felicità individuale e benessere. Questi falsi amici nascondono una faciloneria annacquata, conservano lo stato delle cose, sono conserve andate a male; nascondono una debolezza di spirito dietro la bandiera della minoranza.

La minoranza della controcultura, la minoranza che va contro il sistema. La minoranza è una conquista di libertà, non è una conquista di piccoli numeri. Non è un gioco di rimborsi, bilanci e furbescherie zombettanti. Bisogna quindi distinguere quello che è minore perché è la mediocrità del centro, da quello che è minore perché agisce da una periferia del cambiamento e solo, nel bilancio di fallimenti e aggiustamenti di tiro, smuove.

C’è un’altra parola che incatena al suono: tantalise. Tantalise è un verbo che descrive questo lento tormento, la trasformazione nel morto vivente. Suggerisce il battito insistente, tartagliato, è il tarlo della consumazione, è un mantra insinuante. Quello delle speranze e delle illusioni “to torment with the sight or promise of somenthing that is unobtainable; excite the senses”. Allora questi zombi ci tantalizzano, ci abusano in dolci sogni, ci sorreggono nel primo passo verso la notte, se non abbiamo la freddezza di colpirli alla testa.

 

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La redazione di Atti impuri