Due poesie del giorno dopo
di Elisa Alicudi

Mi imbroglio con le carte a luci spente
mi gioco per depistare l’avversario
l’angolo in fondo non si vede
ma c’è uno specchio è quello che uso
per starmi lontano.

***

Non ci sono quasi più viaggi
solo rituali, scacciapensieri.
Mentre cammini in strada verso casa
e incroci una via qualunque di Pechino,
non ti sorprende che il livello delle polveri
sia lo stesso. Pensi globalmente
all’aria che respira il tuo vicino, pensi
a come caricare la muraglia in ascensore,
poi sul balcone.

Non ci sono quasi più viaggi
che portano epidemie, dall’Africa,
ad esempio. Se sali per le scale,
non c’è febbre, né malaria,
ma continui a pensare globalmente
la terra, a calpestarla accumulando
vita in scala rimpiccolita
e non c’è quasi niente che sia diverso
dall’odore di vernice.

Non ci sono ormai più viaggi
al centro della terra, tigri che non hai
visto, lingue, lombi, Lolite che non hai
inseguito almeno una volta in foto, perché
in compenso ci sono tante foto di viaggio,
le foto dei parenti, le foto delle foto,
i fotografi improvvisati, i fotografi di se stessi
e ci sei tu, che pensi la terra velocemente
come un’unica biglia arcobaleno,
che più gira più diventa grigia.

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La redazione di Atti impuri