La giornata di un commentatore
di Silvia Vecchini

Stuart McMillen da Amusing Ourselves to Death (cfr. http://www.stuartmcmillen.com)

GregSa87 si era svegliato da sonni inquieti al suono di una notifica. Non si era alzato. Non lo faceva da giorni. Viveva nel suo letto ormai da molti mesi e quasi non vedeva più la luce del giorno. Teneva le imposte serrate poiché il buio gli dava qualche sollievo, ma a metà mattinata iniziava a prendergli un mal di testa micidiale che non lo abbandonava fino a sera, e a poco servivano le pillole di disintracranico che il Dott. Kevorky continuava a rifilargli.
GregSa87 doveva fare una cosa sola tutto il giorno: controllare i suoi monitor e commentare. Senza nessuna distrazione. Aveva a disposizione cinque modelli di I-reg con cui lavorare a distanza che gli permettevano di non doversi nemmeno alzare.
Il nome GregSa87 gli era stato fornito dall’azienda per cui lavorava, la Kasalegg. Aveva un contratto che gli dava la possibilità di disconnettersi per ben 155 minuti al mese. E poi aveva le notti, 4 ore e 48 minuti di sonno ininterrotto, più dodici minuti di rollaggio. L’unico inconveniente era che non poteva in nessun caso togliere il suono ai device, questo gli dava non pochi problemi, insieme a quel maledetto mal di testa. Gli era andata anche bene, il suo collega Hany98, molto più giovane di lui, durante il corso di addestramento si era rivelato un vero portento in fatto di veglia/sonno. Riusciva a commentare ininterrottamente mentre dormiva e quindi non smetteva mai di lavorare. In città si mormorava che l’avessero preso una notte quelli della Kasalegg, e che gli avessero impiantato qualche diavoleria delle loro in testa, per renderlo più efficiente. Ma GregSa87 non ci credeva. Lui aveva ancora una fiducia incrollabile nelle risorse dell’uomo, e pensava che Hany98 avesse semplicemente sviluppato quelle competenze da solo, studiando sodo. Hany98 gli aveva raccontato che per un periodo, prima di iniziare a lavorare, aveva fatto degli esperimenti notturni. Dormiva venti minuti, poi stava sveglio cinque, e così via fino al mattino. Prendeva delle pillole prescritte da Kevorky che lo aiutavano nell’impresa, ma intanto si allenava senza tregua. E così facendo una volta era stato in grado di battere qualsiasi record aziendale e raggiungere il numero di commenti massimo pro die di qualsiasi altro commentatore: 25897. Alla Kasalegg quel giorno avevano festeggiato con un diddle creato ad hoc da un grafico aziendale, e gli avevano regalato un device nuovo di zecca.
GregSa87 non era invidioso, sapeva che la sua carriera di commentatore stava per volgere al termine. Ormai se raggiungeva i 700 commenti scarsi al giorno già si sentiva un eroe. Quella vita non faceva più per lui. Aveva perso mordente, non riusciva nemmeno più a trovare le motivazioni interiori per rispondere, andava avanti come un automa. Quando aveva iniziato invece era tutto nuovo, appena nato. C’era un grande blog da mandare a memoria alla base ma poi ognuno faceva a modo suo,  si lavorava tutti insieme in un ampio reparto, si inventavano slogan efficaci sul momento, si cercava il video giusto da accompagnare a una frase caustica, e si aveva il supporto di un addetto al fact checking per ogni commentatore. Era stato un momento molto creativo all’interno della Kasalegg. Tutti lavoravano gratis e volevano in cambio soltanto la possibilità di contarsi i click del proprio account. GregSa87 un giorno si portò a casa la bellezza di 24,78 milioni di click puri. Un miracolo. Ricordò che uno dei potenti creatori del blog, Griller, era sceso nel suo ufficio e si era complimentato personalmente con lui. Avevano brindato insieme e Griller gli aveva regalato una delle giacche che andavano tanto di moda in quel periodo, le famosissime Woy Rik. Questo prima che Griller, con indosso proprio una delle sue adorate giacche, venisse travolto e ucciso da una potente scia chimica e che l’impresa di Woy Rik subisse un tracollo insanabile, pochi anni dopo.
E così GregSa87 aveva iniziato la sua giornata di commentatore come tante altre. Cercava di rispondere entro il limite di tempo stabilito dalle rigide imposizioni aziendali e di non superare mai i 123 caratteri spazi inclusi forniti dal sistema. Si serviva di apposite cartelle da cui attingeva per ogni tipo di insulto relativo a qualsiasi tematica affrontata dai cittadini comuni e dai commentatori implacabili delle altre aziende. D’accordo, era meno corroborante, questo lo sapeva, ma restava comunque incisivo. Verso l’ora di pranzo qualcuno bussò alla porta. GregSa87 fece una gran fatica per alzarsi dal letto, buttò giù prima una gamba, molto pesantemente, poi l’altra. Si incamminò nel corridoio buio e si diresse verso la porta a piccoli passi. Si avvicinò allo spioncino e riconobbe Kevorky, accompagnato da un altro signore che non conosceva. GregSa87 aprì la porta e fece accomodare Kevorky e l’altro individuo, che si presentò con la qualifica di assistente della Kasalegg ai dimissionari demoralizzati. GregSa87 non aveva fatto nessuna richiesta di dimissioni, ma intuì subito cosa stava succedendo. Si diresse mestamente verso la camera e iniziò a scollegare tutti i device. Spense gli I-reg, zittì le Notify Alert e mise in off tutti i monitor. Su un pad vide un commento che stava lampeggiando in attesa di essere inviato, lo lesse, digitò un ultimo insulto fiacco e lo scollegò.
Kevorky aveva con sé delle pillole preparate per l’occasione e mentre GregSa87 tornava mogio mogio dalla camera gliele porse. Mentre GregSa87 buttava giù le pillole l’assistente spinse in camera un carrello, e lo riempì con ogni dispositivo. Kevorky e l’assistente si diressero quindi verso l’uscita, salutarono GregSa87 e molto cerimoniosamente gli consegnarono un token e un nuovo I-reg, ultimissimo modello, un regalo della Kasalegg. GregSa87 li ringraziò e chiese soltanto con quali credenziali effettuare gli accessi. Per trentasette anni di onorata carriera di commentatore aveva usato quel nickname su tutti gli account, come si doveva comportare adesso? Kevorky si era avvicinato a lui e gli aveva preso una mano tra le sue, “Ora sei libero, appena arriverà il messo comunale potrai riprendere la tua identità”. GregSa87 rimase a fissarlo in silenzio con lo sguardo spento, gli occhi lucidi. Li salutò con un sospiro e chiuse la porta. Rimase lì dov’era con l’I-reg e il token in mano. Non sapeva assolutamente cosa fare.

Silvia Vecchini nasce a Torino, ma non ci vive. Si laurea all’Università Sapienza di Roma con una tesi su Sarah Kane. Lavora in teatro da quando ha 15 anni. Nel 2006 è passata da stalker a collaboratrice di RezzaMastrella. Scrive su Abbiamo le prove e Wired.