Lo spirito di via Corrientes non cambierà con l’ampliamento
di Roberto Arlt

Pubblichiamo qui una delle Acqueforti di Roberto Arlt non incluse nella selezione contenuta nel vol. V di Atti impuri, a maggio in tutte le librerie d’Italia e reperibile qui: http://www.miraggiedizioni.it/demo/component/content/article/41-rivista/95-catalogo-atti-impuri-5.html

È inutile, non è con un ampliamento che si cambia o si può cambiare lo spirito di una strada. A meno che la gente creda che le strade non abbiano spirito, personalità, idiosincrasia. E per dimostrarlo prenderemo come esempio via Corrientes.
Via Corrientes presenta una serie di caratteristiche opposte tra loro, che non trovano giustificazione in una strada.
Così, da Rio de Janeiro a Medrano, offre il suo primo aspetto. È la strada delle formaggerie, dei depositi di caffeina e delle fabbriche di mulini. È molto curioso. In un tratto di dieci isolati si contano numerose fabbriche di pompe di vento. Che cosa ha portato gli industriali a insediarsi lì? Vallo a sapere! Dopo vengono le fonderie di bronzo, anch’esse in abbondanza allarmante.
Da Medrano a Pueyrredón già la strada perde personalità. Questa si dissolve negli innumerevoli negozi che la adornano con i loro tendoni. Si trasforma in una strada volgare, senza peculiarità. È il trionfo della spilorceria, del commercio al dettaglio, al quale badano la sposa, la nonna o la suocera, mentre l’uomo trotta per le strade cercando di sbarcare il lunario.
Da Pueyrredón a Callao accade il miracolo. La strada si trasfigura. Si manifesta in tutta la sua personalità. La mette in risalto.
In questo tratto trionfa il commercio di panni e tessuti. Sono turchi o israeliti. Sembra un frammento di ghetto. È l’apoteosi di Israele, di Israele con tutta la sua attività esotica. Lì si trova il teatro ebraico. Il caffè ebraico. Il ristorante ebraico. La sinagoga. L’associazione di Joikin. La Banca Israelita. Lì, in uno spazio di dodici o quindici isolati l’ebreo ha innalzato la sua vita autentica. Non è la vita di via Talcahuano o Libertad, con il suo rigattiere e sarto come unico commerciante. No. Israele offre alla vista tutto il suo commercio variopinto e fantasioso. Commercianti di stoffe, profumieri, elettricisti, lustrascarpe, cooperative, un mondo russo-ebraico palpita in questa vena, le cui arterie soggiacenti sono sbocchi e abitazioni.
Il turco domina poco da quelle parti. La sua sede sono certe strade laterali e più nelle vicinanze di Cordoba e Viamonte che di Corrientes.
La vera via Corrientes per noi inizia a Callao e finisce a Esmeralda. È il cuore portegno, il cuore della città. La vera strada. La strada che sognano i portegni che si trovano in provincia. La strada che strappa un sospiro agli esiliati dalla città. La strada che si ama, che si ama davvero. La strada che è bella da percorrere da cima a fondo poiché è la strada del vagabondaggio, della fannullaggine, dell’oblio, dell’allegria, del piacere. La strada che con il suo nome fa bello l’inizio di quel tango:

Corrientes… tre, quattro, otto1.

Ed è inutile che cerchino di rinnovarla. Che cerchino di rassettarla. Strada portegna di tutto cuore, è impregnata così profondamente da quel “nostro” spirito, che benché le potino le case fino alle fondamenta e le gettino creolina fino alle falde acquifere, la strada proseguirà ad essere la stessa… la linea retta dove è bello vagabondare e dove persino l’infelice più inoffensivo si dà arie di spaccone e di libertino pensionato.
E questo frammento è bello, poiché sembra dire al resto della città, seria e grave:
“Non m’importa un fico secco della serietà. Qui la vita è un’altra.”
E la certezza è che lì la vita è un’altra. È un’altra, in modo specifico. La gente cambia il suo pelame mentale non appena passa da una strada morta a questa dove tutto strilla la sua insolenza, dal lustrascarpe che ci propone un’offerta fino alla manicure che all’ingresso di un negozio di barbiere chiacchiera con un comico, con uno di quei comici la cui guancia flaccida ha un riflesso bluette e che si crede un genio caduto in disgrazia, senza essere disgraziato per questo.
Bella e audace la strada.
Tra vecchi edifici che la stringono, si mostrano le facciate dei nuovi appartamenti. Edifici che smisero di essere nuovi appena furono messi in affitto, poiché furono invasi da ballerine ed ex attrici e autori, e da gente che non ha nulla a che vedere con gli autori ma che tuttavia è amica degli autori, e comici di tutti i tipi, e comiche, e dame che se ne fregano di Talma2, della commedia e della tragedia, salvo la tragedia che vivono quando arriva l’ora del piatto di lenticchie.
E che dire delle sue “orchestre tipiche”, orchestre malandrine che fanno rumori indiavolati nei “soffietti”3, e dei suoi ristoranti, con gronghi al ghiaccio e polipi vivi nelle vetrine e leprotti per far impazzire gli affamati, e i suoi caffè, caffè dove sempre gli sbirri fermano qualcuno, “qualcuno” che secondo il cameriere è “una persona di ottima famiglia”.
Strada della galanteria organizzata, dei disoccupati danarosi, dei sognatori, di quelli che hanno la “condizionale” e che badano a se stessi come la madre bada al bambino, questo frammento di via Corrientes è il cuore della città, la sua anima. È inutile che la decorino mobilifici e negozi.
È inutile che la serietà cerchi d’imporsi sulla sua allegria profonda e multicolore. È inutile. Per ogni edificio che buttano giù, per ogni grattacielo nuovo di zecca che innalzano, c’è un’ugola femminile che canta a voce bassa:

Corrientes… tre, quattro, otto… secondo piano ascensore…

Questa è l’anima di via Corrientes. E non la cambieranno né i consiglieri comunali né i costruttori. Per far questo dovrebbero cancellare da tutti i ricordi la nostalgia di:

Corrientes… tre, quattro, otto… secondo piano ascensore…

Traduzione di Primo De Vecchis

1 A media luz (E. Donato, C. Lenzi, 1925) [N.d.T.].

2 François-Joseph Talma (1763-1826) [N.d.T.].

3 Soprannome dato dai tangueros al bandoneón [N.d.T.].