Non moriva
di Alessandra Carnaroli

ustioni sul centopercento del corpo

 

usate la mia pelle (dice il padre)

per coprire il guasto dello scoppio

le vesciche aperte come porti

dove si staccano teste ai pesci

di forme convesse/nel senso digonfie

infette

(non so ti ricordi tipo l’acqua che bolle/uno schizzo di polenta/ la teglia appena uscita dal forno

quel male lì però ovunque e molto fondo)

si buttano in acqua

falciatrici

impianti

robot

poi uno grida

bastardo

o al limite

lascia l’aula

 

 

cavalca il cavalcavia

 

non moriva

non  smetteva di respirare manco

con la carta igienica in bocca

ficcata tra le gengive monche

senza denti ancora

che si scioglieva con la saliva

restava attaccata al palato

come un’ostia hai presente?

una fatica soffocarlo in quel bagno

partorire senza un lamento non è da poco

sono coraggiosa /in classe seconda per esempio

ho tolto un dente di quelli dietro

quando mi hanno ingessato

un braccio

ho ricevuto il complimento

di tutto il pronto soccorso

mia madre di là faceva la terapia

faceva il cortisone 2 g

più rocefin per una polmonite scoperta

dal nostro medico curate io niente

solo una pancia enorme nascosta a mio padre

non scoperta dal mio medico curante

diceva

che ingrassi a fare?

già sei grassa

occhio

al colesterolo piuttosto

alla glicemia alta

a

a

mio padre il padre (il suo padre anche

si dice incesto in casi

come questo trent’anni di abusi

di coito non interrotto dal pianto lo sputo

ma poi ti ci abitui e ti concentri

a godere è

naturale)

poi visto che non cedeva

respirava a fatica ma respirava

ho voluto buttarlo dal cavalcavia

ma vestito

in una forma estrema di

pudore

che non lo trovassero col pisello

al vento

di grazia