Trenodia con nuvola e guinzaglio
di Francesco Ruggiero

Alessandro Cinquegrani, Cacciatori di frodo. A recuperare le ombre risalendo i binari morti. Ecco dove si dirige ogni mattina, nell’alba acida del nord est, tra piombo e polvere a orientare lo sguardo, Augusto, il protagonista di Cacciatori di frodo, romanzo d’esordio di Alessandro Cinquegrani, finalista al Premio Calvino nel 2010.
Nel percorso che lo separa dalla moglie in sottoveste, sdraiata fra i sassi della ferrovia – sassi messi lì a scaricare l’elettricità dei cieli d’acciaio – Augusto ripercorre l’esistenza propria e del paesaggio che lo circonda e lo fa intonando una litania senza risposta, irriverente al mondo. Cammina trafitto dal sogno e dalla realtà, sgranando un rosario di dannati che risalgono lenti dalle vene, come stringhe di parole spinte a spaccare le tempie ed esplodere una qualunque verità.

Cammina con una “nuvola al guinzaglio”, riverbero inseparabile di tutte le storie che hanno drammaticamente agito su di lui negli anni, storie di follia, di morte, di fratelli e di padri, rapporti esalati tra volute d’occhi e capogiri di vendette, in un miscuglio di echi, spari di cacciatori, spari per frodo, spari fantasma contro un buio diurno insondabile. Un buio da mettere alla prova di una attenta performance della scrittura, cortocircuitata quasi ascetica e in cui è la sintassi stessa a imprimere un movimento elettromagnetico, una cosmogonia in forma elastica matericamente fusa alla ruggine dei binari e alla rugiada del mattino. La vena narrativa di Cinquegrani vive dentro un ritmo in cui scorre prosodia e magmaticità, lirica ed epica dei detriti.

E anche lo spessore della memoria si presenta come un denso torrente i cui flussi scavano la pelle del protagonista e levigano quelle della moglie adagiata come una Pietà marmorea e trasparente nello stesso tempo. La famiglia o il suo spettro è infatti il primo precipizio, il primo vortice che imprime il movimento a spirale restituito perfettamente dall’autore attraverso una lingua avvolgente come un soffio, un lamento ostinato che giunge dalle fessure slabbrate e rimbalza sugli argini del fiume sopra cui la testa della moglie, come l’esistenza di tutti, pur non cadendo, non cessa di rotolare.

Alessandro Cinquegrani, Cacciatori di frodo, Miraggi Edizioni, Torino 2012

Presentazioni del volume:

venerdì 8 Febbraio, ore 18.30 Libreria Linea 451, Torino.
partecipano Pierpaolo Vettori e Luca Ruffinatto

sabato 9 febbraio, ore 19, Libreria L’ibrida Bottega, Torino
partecipa il giornalista e scrittore Fabrizio Vespa