Prospettive nuove
di Giacomo Sandron

– Pronto sono Cristina della Decco, in cosa posso esservi utile?
– Pronto Cristina, sono Giacomo.
– Buongiorno Giacomo, dimmi tutto, sono a tua disposizione.
– Senti Cristina, volevo sapere se per caso avevate qualche lavoro in questo periodo, magari anche solo per qualche giorno.
– Ah, e perché?
– Beh, è un po’ che non faccio nulla, avrei bisogno di qualche soldo. E poi i miei dicono che sono preoccupati.
– Tutta invidia.
– Dici?
– Certo, pensaci: tutta la vita a timbrare il cartellino, fuori alle otto e a casa alle cinque
– Quando va bene.
– Tutta la vita lavoro, lavoro e lavoro. E cosa ci hanno guadagnato? Al massimo si saranno comprati una casa.
– Due.
– E una macchina.
– Sempre due.
– Qualche vacanzina ogni tanto.
– Tutti gli anni un mese in montagna.
– Senza ritegno. E magari hanno pure fatto dei figli.
– Tre maschi.
– Tre! Assurdo! E pensa le spese, soldi per darvi da mangiare, i vestiti, la scuola.
– I maglioni ce li hanno sempre passati i cugini più grandi e dai sedici anni le camicie di mio zio.
– Tsk! Allucinante! E poi magari studia che devi studiare che è importante. E via di Università, le rate, i libri, e alla fine?
– Alla fine cosa?
– Niente! Alla fine niente, questo è il punto
– Non capisco
– Pensaci: una vita dedicata al lavoro, alla casa, figli, macchina, sai come si chiama tutto questo?
– Come si chiama?
– Si chiama schiavitù, Giacomo! Schia-vi-tù. E adesso cosa fanno?
– Chi?
– I tuoi. Cosa fanno?
– Mio padre forse dovrebbe andare in pensione ma non è sicuro mentre mia madre mi sa che le toccano ancora quindici anni.
– No Giacomo, intendo cosa fanno REALMENTE
– Non saprei, cosa fanno REALMENTE?
– Vogliono che diventi anche tu come loro, è un circolo vizioso, capisci?
– Insomma.
– E’ sempre la stessa storia e comincia sempre con il lavoro. Ora io dico va bene qualcosetta ogni tanto, per tenersi impegnati, ma poi parte la solfa dell’indeterminato e la stabilità qua, la sicurezza là, mai contenti.
– Cosa vuoi.
– E poi uno comincia con i diritti e vuole garanzie, e le ferie pagate, e se sto male sto a casa ma voglio lo stesso i soldi, e gna gna gna, non sai quanti me ne capitano così
– Eh, immagino.
– E poi cosa fanno?
– Chi?
– Questi qui, gna gna gna, cosa fanno?
– Non saprei, cosa fanno?
– Attaccano con la storia della casa, e vogliono una casa, la macchina, e vogliono una macchina, e poi i figli, e vogliono i figli. Lavora e spendi, lavora e spendi, capisci? Stesso circolo vizioso. Schiavitù, Giacomo, schia-vi-tù.
– Da non credere.
– Ma la vita, dico io, è solo questa? Questo è il punto, Giacomo. Roba vecchia, vecchia. Schiavi. Bisogna farla finita con queste dinamiche, ci porteranno al collasso. Abbiamo bisogno di orizzonti ampi, prospettive nuove. Alla Decco diamo il massimo per questo. Vuoi un lavoro? Nossignore, nessun lavoro bello mio. Noi preferiamo salvarti dall’omologazione. Qua si sta costruendo il futuro, capisci? Abbiamo scelto di liberare gli schiavi e abbiamo scelto di farlo in maniera radicale. Niente lavoro, niente casa, niente macchina, niente figli. Basta, stop, finito. Semplice e innovativo, in una parola: rivoluzionario. E’ ora di cambiare. Non è facile, Giacomo, non è facile essere rivoluzionari. E’ dura, prendi i tuoi.
– I miei?
– Sì, i tuoi, cosa fanno di fronte alla possibilità di un mondo nuovo?
– Dici REALMENTE?
– No, dico, cosa fanno?
– Non lo so, cosa fanno?
– Si preoccupano! Capisci? Tu stai qui ad offrire la possibilità di una libertà definitiva dagli schemi e invece di essere grati cosa fanno questi qui?
– Questi qui chi?
– I tuoi. Cosa fanno?
– Non lo so, sentiamo, cosa fanno i miei?
– Si pre-oc-cu-pano! Capisci l’assurdità? Invece di aprire le braccia al cambiamento, al progresso, all’evoluzione, invece di gioire per una nuova libertà, continuano a rimanere aggrappati all’unica realtà che conoscono e che entro breve, brevissimo, tempo non avrà più ragione di esistere, nemmeno di essere pensata! Capisci? Sono finiti. Finiti. E magari sono così abili che riescono pure a farti sentire in colpa per questo, perché tu appartieni a una Era Nuova e loro non ne godranno i frutti!
– In effetti, di tanto in tanto…
– Giacomo! Qua si sta scrivendo la Storia! Liberi dal lavoro, liberi tutti!
– Ho capito Cristina, ma non è che avreste qualche proposta, un lavoretto, anche solo un paio di giorni.
– Libertà, Giacomo! Li-ber-tà!

– Cristina?
– Sì?
– No, senti, scusa, non volevo disturbarti.
– Nessun problema, assolutamente.
– No, davvero, scusami tanto.
– Tranquillo, la nostra è una missione, dobbiamo essere pronti sempre.
– Grazie mille allora, davvero.
– Figurati, siamo qui per questo.
– Senti, ma lo sai che c’è qualcuno che ipotizza che, per quel che ne sappiamo, noi stiamo qui a parlare ma in realtà potremmo essere qualcosa tipo dei cervelli immersi in una vasca di liquido nutriente che ricevono solo degli stimoli collegati a un computer?
– Ah però! Mi sembra una visione interessante.
– Sì, ma niente, mi era venuta in mente questa cosa e ci tenevo a dirtela.
– Grazie Giacomo, ogni contributo è fondamentale, ne terrò conto senz’altro. Grazie.
– Ah, Cristina, solo un’ultima cosa.
– Dimmi pure.
– Non è che mi chiameresti ogni tanto? Anche solo così, per fare due chiacchiere, senza impegno.
– Ma certo, con piacere, ci mancherebbe.
– Grazie ancora, ci sentiamo presto allora.
– Sì, a presto, ciao.
– Ciao.

Sandron Non sono andata a cercare lavoro oggi di Marco Parente da Lieve Malore blogspot

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo racconto di Giacomo Sandron ha ricevuto una segnalazione al concorso “Il futuro del lavoro/Il lavoro nel futuro”.