sono stato bene a questo mondo
di Stefano Raspini

non ho mai creduto per un attimo a dio
ma lui ha creduto molto in me
non ho fatto figli
sarebbero sopravvissuti a questa merda
non mi sono sposato
ho dita grasse per la fede
non ho avuto compassione
non l’ho distinta dall’opportunismo
non mi sono mai drogato
non avevo i soldi
non mi sono mai ubriacato
non mi piace morire prevedibilmente
non ho mai visto un cartellino timbrato
un commercialista onesto
un politico sdentato e senza cravatta
un tramonto pagato dal merito ottenuto

sono stato bene a questo mondo

non ho creduto all’amore
solo desiderio contingente
alle ragioni del cuore
pillole scadute di emotività
non ho guardato la natura dal finestrino
l’ho portata con me
in ciclo dentro giornate assenti
esenti di utilità
non ho ceduto all’ambizione
e ne avevo tanta
al teatro alla sofferenza dello scrivere
all’arte al talento
non ho creduto ai vostri occhi
né ai miei
e camminando cieco
ho sfiorato la morte che voi vivete ogni giorno

sono stato bene a questo mondo

a 53 anni uccisero pasolini come me
odiavano i froci dai tempi della bibbia
dai tempi della scrittura della lettura
della diffusione costante della paura
non sono omosessuale
lo diventerò per far dannare il papa
donna lesbica con vagina sterile
e clitoridi su tutti polpastrelli voglio essere
il piacere è il valore quotidiano
che non finisce né in banca né in paradiso
l’anima non è spremuta di trascendenza
non esiste fuori dalla scienza
l’anima è il marsupio del piacere
non caricatelo non rovesciatelo
non lasciatelo vuoto
attila magno invase roma e leone scappo con gli unni

sono stato bene a questo mondo

ho vissuto nel paese di nessuno
ingovernato da tutti
con gli oggetti
appesi alla gravità del desiderio
nulla impedisce a queste cose
di scontrarsi con la volontà
che li vuole fuori dal sistema solare
in un’altra era erano idee
nutrite dai sensori dell’egoismo buono
che riconosce solo un padrone
il me stesso senza il quale tutto scompare

sono stato bene a questo mondo

non ho goduto del marcio convenzionale
del guidare a fari spenti nella notte
del votarmi a qualche santo bucato
del prostrarmi alla madonna jugoslava
conosco solo la guerra dei balcani
non la vergine dei pullman domenicali
iddio esiste grazie a me
la morte
è un dormire promulgato
o un vivere col lasciapassare
lascialo sudare quest’uomo
lascialo sbagliare all’infinito
senza il salvagente del perdono

sono stato bene a questo mondo
starò bene nell’altro

basta non incontrare
servi
stati
padroni
generali
preti e cardinali
sarebbe sufficiente abitare il nostro regno
essere la cornice la tela il quadro ed il pittore
il vento la pioggia la nebbia e tutto il sole
che riusciamo a vedere
sarebbe sufficiente essere soli in mezzo ad altri soli
melanconici al contrario come la neve che monta
montagne di calore come il domatore
che allo specchio ride al suo teschio di tigre
sarebbe sufficiente non morire
quando qualcuno lo dice