urca urca
di Stefano Raspini

urca urca
portami le mutande dispiegate ai raggi dinamici del sole,
urca urca
leggo il vino miscelato al centro del chimico consiglio
urca urca
oggi da vagina non ci vado
porto appresso carità
mezzotono in giù: la chiave usb
spolpare l’osso
dipingerò il fosso
prima di andarci
urca urca
può non essere lacera celestiale
scivolata in sogno
le campagne fosche
giro in motoZombia e ricotta
trovo folle il dì
stradina angusta per villa deretano
urca urca
ciao ciao son tuo amico di facciata scrivo e penso all’immediata
rifletto odore stropicciato
pronto all’uso
mi rimetto al verdetto della comunità
hai la camicia scolorita
la figlia scotta d’odio mentre
finisce nel burrone
con il burro
la faccia le unghie retratte
la testa nell’alcool
le ore circolano con luce d’abbagliamento
urca urca
certi cestini calati dai piani superiori
rapiti dai veloci pensieri a piuma cristallina
muovono per poco la polvere ai capelli
di dante alighieri
recano reclami ai biscazzieri fermi a scommettere
la vita passa integra
ed ama le radici
il colmo della terra
le foci
le vipere innocenti si fanno accarezzare,
testine di vitello in pistoni di trattori
camminano perché
c’è il treno che in attesa ha falsato la fattura
guardo dal buco del culo l’orizzonte roseo di un paradiso perduto
quello vero
urca urca
quello che viene dopo
sempre dopo
prima il misfatto poi il perdono
urca urca
è sempre l’omo che sbaglia e sempre l’omo che perdona
urca urca
è sempre l’omo
urca urca
sul suo trono