Stradario – Ignaro al testo urbano
di Gabriele Nugara

Ho un amico che si è sempre rifiutato categoricamente di imparare i nomi delle strade delle città, si limita a conoscere le vie che percorre tutti i giorni nel quartiere, così, suo malgrado, per automatismo, tuttavia oltre il perimetro stretto dell’abitudine è perduto. Non esattamente perduto, è ignaro. Me lo spiega con grande consapevolezza, il motivo: dice che lui non è mai sicuro di niente, che non ha certezza ontologica in nessuna cosa, che per lui è come se i nomi delle strade cambiassero di fatto ogni giorno, senza soluzione di continuità, e non avesse senso memorizzare riferimenti tanto provvisori. Tu mi dici via Padova, ma è già via Sacchi, tu mi dici corso Siracusa ed è come dire strada del Salino, a voi le vie danno sicurezza, a me la malattia toglie la propensione a riconoscere le convenzioni. Vorrei farmi una corsa in taxi con lui, una corsa infinita, delirante,vorrei essere un cliente, un turista che sale a bordo del taxi del mio amico, che conosce la città molto meno del turista, e che potrebbe anche non partire mai, potrebbe dire siamo già arrivati prima ancora di partire, sentendo l’indirizzo, a seconda della sua voglia di guidare o meno partirebbe o non partirebbe mai, a suo piacimento la meta coinciderebbe con il punto di partenza. La malattia è una sua invenzione per riferirsi a questa incapacità, che poi a me non dispiace, è un grandioso disorientamento, è anche proprio una libertà eccezionale. Se non fosse che per qualche misteriosa ragione il mio amico ha una faccia che ispira tantissima fiducia. E non passa giorno senza che qualcuno per strada lo fermi e gli chieda un’indicazione. Il mio amico osserva il testo urbano come una trama arabescata, tutta una serie di geroglifici che non sente alcuna necessità di decifrare e mandare a memoria. Non è per cattiveria che ogni volta risponde positivamente alle sollecitazioni dello sconosciuto. Lui sa sempre dove si trova una via mai sentita. Lui ha deciso che, una volta almeno, anche l’altro si debba trovare nel suo indistinto panorama, e cala le sue indicazioni come un demente del caos.

Cfr. anche http://www.alfabeta2.it/2012/08/19/il-testo-urbano/