Critica della ragion Laura
di Enrico Carovani

Jammin e dintorni, Berbeda, foto di nudo,
mi si è sbudellata la fiducia che temevo
tenuta appesa alla polvere, mandibolando
genitali e sacche di liquido, simbiotica la madre
che rimette in moto la storia ad ogni storia
era lì già che la flirtava che la scaldava
con un amico ennesimo dell’amica architetto
che compì sesso a tre parigino che faceva danzare
il ventre ancheggiando estrema e poi è rimasta incinta
sapendo davvero solo lei, seme del disperso seduttore,
dolce sperma che viaggia, è stato un lunghissimo sogno
inquieto una notte lunga quattro anni e mezzo e anche sei,
mi ha fecondato d’incubi la donna dai cicli dolorosi,
di pianti eco evocazione messa in scena delle traumatiche
vicende della sua progenitrice ridotta a risucchiare dignità
sentimento agli ingenui eccitando furiosamente gli ambiziosi,
icona infedele enigma erotizzato miscela misteriosa bambina
filosofa del boudoir schematica spudorata sensibile senza freno
inchinata e irta intatta e modellata da tutti, conquista di uno
soltanto, irascibile colta dialettica complice ludica lubrica
luttuosa oliata e asciutta, professorale e allieva aperta spalancata
bruciante abrasa accessibile vociante e amante del silenzio assoluto,
solarizzata e affissa posterizzata dentro mercedes, nei bagni dei bar,
dei cinema, delle discoteche, dei tribunali, delle scuole, di case a dare
lezioni a domicilio privata docenza di labbra molli di pancia percorsa
da orde da lordure di maschi svegli alle quattro a far cantare il gallo
nelle fessure più umide e buie, negli antri di libido dove lei domina
incontrastata, pare questa vendetta dell’ultimo rifiuto, unico,
la colonizzatrice miete ancora vittime per inesausto godimento
e ci proietto ogni ora che passa il possibile contorno della mia immacolata
                                                                                            perversione.