Amore solitario
di Pier Giacomo Gianella

Pubblichiamo il terzo e ultimo racconto segnalato al Concorso letterario “Racconti impuri” in collaborazione con gli Aperitivi informativi dell’InformaGiovani di Torino.

Buio, caldo. Le pareti che mi ospitano sono morbide, vellutate e sono tutte intorno a me. Esse avvolgono il mio corpo, lo coccolano e lo proteggono. Le pareti sono in realtà un’unica parete rotonda, un tubo vellutato rosa scuro che mi circonda.
Questo è il ricordo della mia nascita. Non il momento in cui sono venuta al mondo ma il momento in cui ho preso coscienza di me. Pensare di vivere cosi, per “voi”, dentro un tubo al buio può sembrare una tortura, un incubo… “Voi”, abituati a camminare, a vedere il mondo e a sentirlo sotto i piedi. “Voi” sempre alla ricerca di posti nuovi, “voi” sempre così di corsa, “voi” cosi abituati a guardare i prati in fiore come da un cavallo al galoppo. Mi riesce difficile farvi capire la sensazione di grandezza e di calore (37 gradi centigradi circa) che si può provare in una vita come la mia. Così protetta, al caldo, dove l’unico gesto concesso è quello di aprire la bocca per accettare il perpetuo flusso di amore e di cibo che “lui” provvede a mandarmi.
Ho sedici anni e sto per morire. Muoio d’amore. Io scelgo, di morire.
La morte è il prezzo che ho deciso di pagare per vedere l’uomo che amo e per poterlo baciare. Il tutto una sola ed unica volta, estrema.
Mi chiamo Edith e questa è la mia storia.
Ho scelto di chiamarmi Edith in onore della mia cantante preferita, Edith Piaf.
Mi ricordo ancora la prima volta che ascoltai la sua bellissima canzone La vie en rose.
Adelmo, il mio grande amore che tra poco vedrò, mise su il suo vecchio vinile in un pomeriggio d’autunno… Mentre le note scorrevano, capii che quella canzone parlava di me. Ogni singola strofa parlava di me, del mondo rosa che mi circonda e del mio grande amore, per Adelmo.
Sono Edith e sono una tenia solitaria (taenia solium), dotata di poteri telepatici.
Ho vissuto quindici anni, sei mesi e quattro giorni, dentro Adelmo, prima di dichiararmi a lui.
Prima di dichiarare la mia presenza ed i miei sentimenti nei suoi confronti. Certo all’inizio non è stato facile, quando ho cominciato a comunicare con lui, aveva pensato di essere pazzo. Era anche andato da uno psichiatra, povero, raccontando di sentire una voce dentro di lui. Poi piano piano, con delicatezza e amore, ho condotto Adelmo verso la consapevolezza.
Di Adelmo posso dire che è un bellissimo quarantenne e che fa il professore in un liceo di periferia. Adelmo ama profondamente la cultura classica e la musica francese del secolo passato.
Ho detto che è bellissimo ma di certo non intendevo sotto un canone estetico. Lo trovo bellissimo per come è fatto dentro. Intendiamoci: non per il suo apparato intestinale, che pure è di una pulizia esemplare, ma per la profondità dei suoi pensieri, per la purezza cristallina dei suoi sentimenti.
Adelmo è diverso dalle altre persone della vostra specie. Lui è puro, non ha mai fatto quei pensieri sconci che tante volte ho avvertito nei suoi colleghi o nei suoi alunni, quando passava qualche studentessa procace nei corridoi. Mai, nemmeno quella sera che a casa era finito per sbaglio su uno di quei siti internet equivoci. Era appena mancata la sua mamma e per lui era stato un grandissimo trauma. Si era ritrovato tutto solo in quella grande casa. Quella sera aveva scoperto che le parole inginocchiarsi e missionaria, su internet non aiutano a cercare i testi delle preghiere.
Per tutte queste cose e tante altre, mi sono innamorata di Adelmo, oltre che al suo amore per la cucina poco speziata, che è noto, ad una piccola tenia non fa per niente bene.
Mi ricordo delle lunghe passeggiate fatte con Adelmo al parco, dove parlavamo e parlavamo. Quando lui mi rassicurava, di fronte alle mie incertezze e sorrideva per le mie piccole paure. Poi, siccome ancora non aveva imparato che potevo leggere nella sua mente e quindi parlava ad alta voce, la gente lo guardava come fosse un ebete. A noi non importava, eravamo innamorati e felici e incuranti del resto del mondo.
Per nostra sfortuna, tutto questo idillio non durò a lungo.
Come tutti i sogni più belli muoiono all’alba, anche per noi venne il giorno funesto.
Mi rendevo conto che avevo ripreso a crescere e che in questo non c’era nulla di buono. Convinsi Adelmo a consultare Wikipedia e fu cosi che scoprimmo che la naturale evoluzione della mia specie consisteva nella cisticercosi. In pratica avrei colonizzato il corpo di Adelmo fino al punto di mettere a repentaglio la sua vita.
Le nostre lacrime furono pari soltanto alla ingiustizia che il destino ci oppose.
Fu cosi che lo convinsi che questa sarebbe stata la nostra ultima notte insieme e che l’ultima cosa che avrei voluto fare, prima di morire era vederlo e baciarlo. Avrei salvato la sua vita, scegliendo di morire. Abbiamo passato l’intera notte a parlare e a richiamare alla memoria tutti i nostri momenti più belli.
Mancava poco allo spuntare del sole, quando lui, esplorando se stesso con il pollice e l’indice afferrò una parte di me, che mi sembrava cosi distante. Tirò il tanto che fu necessario e fissò quella parte di me, con una puntina alla tapparella del salotto.
La tapparella era ancora chiusa, per proteggerci da resto del mondo. Adelmo aveva preventivamente tolto le sicure, cosicché una volta azionato il meccanismo elettrico, questa potesse girare fino a tirarmi fuori del tutto dal suo corpo.
E cosi fu.
Cosi divenne ora.
Mentre Adelmo aziona il meccanismo, con i calzoni calati, chino sul tavolo, con il sedere rivolto in direzione del sole nascente, io mi preparo ad uscire.
Lo rassicuro, va tutto bene, ripeto, trattenendomi dall’urlare il dolore di essere strappata via da quel corpo caldo, nel gelido mondo esterno.
Ora che sono tutta fuori, lui mi raccoglie tra le sue morbide mani.
Ero sicura che anche da fuori sarebbe stato caldo e morbido come da dentro.
Ora, mentre il sole sta spuntando e mentre la calda luce dell’alba entra dalla finestra, ci baciamo.
Ora sono sicura che ogni vita è un dono prezioso.
Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi, linfociti ossidarsi al largo delle membrane cellulari… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alla vena porta. E tutti quei momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia.