Stefani #1
di Enrico Carovani

Dicevi orrore, Gabriele è il tuo nome.
I ragni si offendono a dire loro che la tela
è troppo stretta e odora di saliva, ora
che invece essa veste persino ascellare.
La tua libertà comincia quando l’uomo
l’hai reso impotente madido qualunque,
intaccandone a coltellate brevi il profumo.
Torni dalle valli lamentandoti che il Peter
abbordato al maglificio non ha mosso
                               neanche un dito.
Chi mette se stesso al centro delle cose
volentieri dimentica le volte in cui è stato
davvero felice, in cui addirittura si è
vergognato di poter godere e godere
ancora, sempre meglio, ad oltranza.
Sapore di processi mentali che li tengono
ancorati al fegato di esserci, esistere ancora,
i maschi, anche se il meglio di loro è ancora
lontano dal mettersi in mostra, oltre
la prigione esagerata della tela di bava.