Salvatore Nugara, Il corpo del disperso viaggiatore
di Enrico Carovani

È uscito Il corpo del disperso viaggiatore – Passaggi accidentali – Poesie 2008-2011 di Salvatore Nugara, con una nota critica di Enrico Carovani, che qui riportiamo:

La grande poetica contraddizione di questa raccolta di testi densi e ciascuno in modo diverso fortemente attuale è la seguente: è possibile effettuare un’autopsia sul corpo di una creatura che ancora si dibatte e pulsa in tutte le proprie fibre? Chi può stabilire con metodo fermo e impeccabile le cause di un decesso non ancora verificatosi? Come condurre analisi accurate e definitive su membra refrattarie alla morte, eppure già affidate ai servizi dell’obitorio?
“Il corpo del disperso viaggiatore” è il quaderno di appunti, il diario di bordo che ci permette di capire come un poeta, uno scrittore, possa eseguire un esame stupefacente del cadavere della società contemporanea pur restando fedele al dato incontrovertibile di una civiltà che non vuol cessare di esistere. Del “Corpo” che dà il titolo all’opera fa parte il lettore stesso, che Salvo Nugara non ha bisogno di definire né ipocritafratello o suo simile, perché già ci pensò Baudelaire a suo tempo, ma il senso implicito è inequivocabile; il corpo è individuale quanto collettivo, soprattutto collettivo, è una creatura globale ad essere protagonista dei componimenti, un essere che non reca esclusivamente connotati specifici di un tempo e di uno spazio e per questo nel corso del viaggio letterario assume una dimensione totale, onnicomprensiva. Se all’inizio della sua attività letteraria potremmo dire che Nugara intendesse il corpo quasi esclusivamente come “società”, le poesie che ci offre nella sua maturità artistica estendono il discorso, e pur aggiungendo nuove connotazioni e nuovi riferimenti paradossalmente snelliscono la scrittura, la slegano dagli accenti solo politici o di stringente critica delle disuguaglianze, che pure permangono, per giungere ad una sintesi luminosa e stimolante per chi ne segue l’evoluzione.
L’evocazione del capitano Achab, per citare una delle liriche decisive all’interno del volume, esemplifica la ricerca di questa raccolta. Questa lotta dentro la tempesta, questa minaccia costante e questa sfida al mostro multiforme che assume dimensioni esterne terrificanti più gli si va contro, e al tempo stesso lievita, cresce, si dilata enormemente come ossessione dentro la mente del cacciatore-poeta, è il destino dell’uomo che apre gli occhi sul mondo odierno. La via d’uscita sembra celarsi in questi versi: “trovare dovremmo la giusta sequenza che ci porti a quel nome, alla vera essenza”; piuttosto perdersi nella missione, nel proprio viaggio, ma non rendersi complici degli orrori sottili o iperbolici che otturano l’orizzonte.
Per praticare questa soluzione secondo Salvo Nugara vanno attraversati tutti i mali di un’esistenza percorsa da catastrofi virtuali e concrete, relazioni affettive al collasso (“Default Sentimentale”), adolescenze ridicole che quasi inquinano il paesaggio nella loro sciatteria che deambula, decadenza linguistica intrecciata all’avvento dell’era informatica (“Avvio del Sistema”), colonizzazione ad oltranza di quanto resta di autonomo e non complice sul pianeta, conflitti permanenti senza sbocco, città vulnerabili dove “le spinte entropiche si ingigantiscono/ a macchia di leopardo o per osmosi / di vasi comunicanti chiamati rete”, migrazioni senza nessuna speranza e neanche più disperazione, per troppa disperazione, una meglio gioventù vittima dei samaritani stanchi dell’Occidente (“li raccolgono, li agglutinano in una massa indefinita, li smistano in colabrodi marci”), gli accanimenti terapeutici della speciale “alimentazione”, grottesca, a cui viene sottoposta la madre dell’autore, nuove sofisticherie tayloristiche nelle fabbriche italiane (“Marsupio”), parlamenti che radunano il peggio del proprio paese (“Parlamento Parlato”) e il corso delle cose destinato a riproporre stringenti questioni sulla vanità e il perché della vanità (“Rovine”). Per richiamare ancora le parole dell’autore, in ultima analisi, bisogna poter fare i conti con una condizione sia contingente che, umanamente, eterna: “Sei solo e disperato / In un mondo sconvolto e capovolto / Il gorgo porta in alto come in basso / Ti vuol far scomparire / Ti smembra e ti abbatte / Non hai più voce”.
Dopo “Checkpoint a Eurolandia” Nugara ha virato deciso verso una forma-poesia sfrondata in gran parte degli eccessi parodistici del chiacchiericcio massmediale per dare una dignità nuova alla lingua, misurandosi con temi assoluti, con gli universali poetici, forte di un proprio percorso e di proprie personali sofferenze che ormai sa raccontare con la sicurezza sempre umile di chi forse già intravede dovute contromisure, alcune adeguate risposte, anche solo provvisorie, alla pochezza tragica dell’essere umano.

Il corpo del disperso viaggiatore – Passaggi accidentali – Poesie 2008-2011 di Salvatore Nugara verrà presentato dall’autore presso il Blah Blah di via Po 21 a Torino il 20 gennaio 2012 alle ore 12.30.