A scuola di mafia
di Alessandro De Roma

Vi scrivo per raccontarvi un fatto molto grave accaduto a Roma nei primi giorni di dicembre e che rischia di passare inosservato se i giornali, la radio o la televisione non se ne occuperanno con tempestività.
Si tratta di un attentato alla dignità di questo paese, della sua scuola e della sua cultura. Di tutte queste cose resta già pochissimo e, anche in quel poco, quasi nessuno pare più credere.
I fatti sono lunghi e complessi. Provo a riassumerli.
Circa due mesi fa il ministero degli esteri bandisce l’atteso concorso per selezionare il personale docente e ata da destinare alle scuole italiane all’estero e alle scuole europee. Il precedente concorso era stato bandito nel 2006. Arrivano al ministero 37.000 domande per poche centinaia di posti.
Poco tempo dopo la pubblicazione del bando si rende noto che il concorso si terrà all’Hotel Ergife di Roma da giovedì 1 dicembre a lunedì 5 dicembre.
Sono previsti una quindicina di test di accertamento linguistico che dovrebbero corrispondere a un livello di conoscenza della lingua piuttosto avanzato (vista anche la necessità di selezionare tra un numero così elevato di domande).
Le regole parlano chiaro e sono ragionevoli: al concorso non si possono portare cellulari, né borse o zaini, né grammatiche o dizionari; ovviamente non si può copiare.
Migliaia di persone acquistano biglietti aerei e prenotano alberghi. C’è anche chi torna dalla Polonia o dall’Argentina per questo concorso (devono sostenerlo di nuovo anche quei docenti che già hanno passato i precedenti concorsi e stanno attualmente svolgendo un periodo di insegnamento all’estero).
Accade però che, due giorni prima del concorso, via e-mail, tutti i candidati vengono informati di un metodo che è stato elaborato apposta per garantire maggiore equità nella selezione: prima di ogni test verrà distribuito un libro che contiene 4000 quesiti (1000 di tedesco, 1000 di inglese e altrettanti di francese e spagnolo). Da questi libri verranno estratte, pochi minuti prima delle prove, le 40 domande alle quali bisognerà rispondere in 45 minuti.
Alla prima prova prevista (lettorato di francese) scoppia la polemica. Alcuni docenti chiedono che vengano concessi minuti in più per le prove, visto che bisognerà cercare le domande selezionate tra le 4000 contenute nei volumi, e 45 minuti paiono in effetti troppo pochi; soprattutto se il livello dei test sarà difficile, come annunciato nel bando.
Intanto i volumi contenenti i 4000 quesiti vengono distribuiti.
La discussione degenera, i tempi si allungano; la tensione è ormai fuori controllo e sono già passate tre ore dall’orario previsto per l’inizio del concorso: la prova di francese non solo non è cominciata, ma pare difficile che possa cominciare; tanto che il presidente della commissione, incapace di ristabilire l’ordine, ne annuncia la sospensione., o l’annullamento o il semplice rinvio. I presenti dicono che era assai difficile capire esattamente cosa stesse accadendo. E io, che non mi ero iscritto alle prove previste per il primo giorno, mentre vado all’aeroporto per prendere l’aereo per Roma, comincio a ricevere messaggi di ogni tipo dai colleghi che invece sono già lì, in mezzo al caos.
Ma non era proibito portarsi dietro i cellulari?
Tutti i candidati sono invitati a uscire dall’Hotel Ergife, lasciando ovviamente i volumi con i 4000 quesiti sul banco (volumi, secondo regolamento, ancora avvolti nel cellophane).
Molti escono però portandosi via il librone delle domande, infilato negli zaini o sotto i cappotti. Pochi minuti dopo lo esibiranno davanti alle telecamere del tg3 e del tg1 (i servizi sono andati in onda alle 19 e alle 20 del primo dicembre e si trovano ancora su You Tube).
Più tardi, nella giornata, si svolgono comunque le prove per i lettorati di inglese e tedesco: tuttavia le domande sono tratte dagli stessi libri distribuiti la mattina, che quindi sono rimasti nelle mani di una buona parte dei candidati per parecchie ore.
La prima giornata di esami, iniziata attorno alle 8 del mattino, finisce verso le 22.
Le prove previste per i lettorati di francese e spagnolo sono invece rinviate a martedì mattina, cioè dopo lo svolgimento delle altre prove già previste per le giornate di venerdì e di lunedì (ossia i test di selezione per poter insegnare nelle scuole europee e nelle scuole italiane all’estero); e il rinvio è deciso con buona pace di tutti quelli che erano venuti solo per il concorso dei lettorati e avevano già il biglietto aereo per tornare in Sicilia, in Sardegna, in Friuli, o magari in Polonia, in Argentina o in Australia.
C’è chi rinuncia, ed va direttamente alla polizia per denunciare i fatti dei quali è stato testimone. C’è chi riesce a cambiare il giorno e l’ora del volo e pensa di ritornare il giorno dopo e trattenersi poi a Roma fino a martedì 6.
In ogni caso l’equità del concorso non è più rispettata. Non sono rispettati i giorni, né gli orari previsti; e soprattutto c’è comunque chi ha i avuto i libroni a disposizione e chi no. Si può proseguire un concorso pubblico quando alcuni candidati hanno avuto alcune ore per studiare i quesiti che verranno proposti, mentre altri — cioè i fessi, gli onesti che non hanno trafugato il librone — non hanno avuto la stessa possibilità?
La questione diventa presto obsoleta. Il giorno dopo si svolgono le 4 prove di selezione per le scuole europee e si viene a scoprire subito che le domande sono tratte sempre dagli stessi libroni del primo giorno (solo che adesso la copertina è di un altro colore).
I libroni, che secondo regolamento non potrebbero essere portati fuori dalla sede del concorso, sono dunque gli stessi visti nel telegiornale delle 20 del primo dicembre e ormai da 24 ore girano per Roma — e su internet — e così accadrà poi per tutti i giorni del concorso.
Chi non era presente alla prima prova e non lo ha potuto sottrarre, si procura delle fotocopie.
Altri, folli, insistono nel dare l’esame senza copiare. Oppure, semplicemente, non conoscono nessuno che gli possa passare i quesiti. In ogni caso gli esami durano ancora una volta circa 14 ore: dalle 8 del mattino alle 22 si sta a migliaia dentro e fuori l’Hotel Ergife.
Lunedì, dopo due giorni di meritato riposo, si svolgono altre quattro prove (stavolta per le scuole italiane all’estero): sempre secondo le stesse regole, anche se ormai inutili. Vietato aprire i libroni prima del via, vietato portarseli a casa, vietato usare cellulare e copiare.
La tensione è fortissima. Il mormorio durante le prove, e i movimenti di fogli e il bisbiglio dei suggerimenti, disturbano non poco. Ogni tanto nella sala squilla un cellulare, oppure uno dei candidati riceve un messaggio. Uno dei sorveglianti grida: “chi non ha spento il cellulare, se non lo può spegnere adesso, può almeno vergognarsi?”
Sono tutti nervosi, candidati e commissari. Fuori piove, ma nelle ore che passano tra un test e l’altro si aspetta all’aperto, ammassati come pecore, senza sapere esattamente a che ora si potrà entrare. “Siamo carne da macello”, dicono in tanti. È una frase che viene alla bocca quasi senza più chiedere il permesso: tutti la dicono almeno una volta, e vuol dire al tempo stesso, ci trattano come carne da macello, e davvero siamo carne da macello: guarda cosa ci siamo ridotti a fare. L’uomo diventa bestia, la bestia è disposta a tutti per sopraffare la concorrenza e sopravvivere. Si formano alleanze e strategie, c’è chi la chiama solidarietà.
Quelli che hanno i volumi con le domande, ripassano le risposte giuste prima di entrare.
Si entra, si esce fino alle 10 di sera. Vengono espletate infinite e complesse pratiche burocratiche prima di ogni test sempre allo scopo di garantire l’equità del concorso, anche se oramai tutto ha il sapore di un’amara presa in giro.
Intanto le prove, fin dal primo giorno, si sono rivelate facilissime (ben al di sotto del livello previsto e dichiarato nel bando).
Nei test ci sono 20 domande di grammatica e 20 domande su quattro brani da leggere e comprendere.
I brani del librone sono però pochi. Sempre gli stessi, ma tradotti in 4 le lingue. Alcuni brani sono stati estratti anche per tre prove diverse; così, chi ha fatto i test di selezione per quattro lingue — come me — è avvantaggiato, anche se ha dovuto subire la tortura di leggere per ben tre volte le istruzioni per l’utilizzo dell’aspirapolvere oppure per la pulizia dello schermo del televisore: prima in spagnolo, poi in tedesco e infine in francese.
Se capita un testo difficile durante il test in una lingua in cui si è poco ferrati, basta cercare nel librone la traduzione nella lingua preferita.
Gira la voce che molte delle domande dei libroni siano in effetti le stesse già assegnate per il concorso dei dirigenti scolastici, che si è tenuto qualche tempo prima, suscitando altre mille polemiche.
Anche quel concorso, come questo, è organizzato dal Formez s.p.a.

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