Il racconto italiano in Russia

In occasione del Natale divulghiamo la nostra buona novella.
L’uscita in terra russa del volume di racconti Ital’janskaja novella XXI vek. Načalo (La novella italiana del XXI secolo. Inizio) – fresco di stampa – per la casa editrice moscovita “Centr knigi Rudomino” (sezione editoriale della Biblioteca di Letteratura straniera).

L’antologia nasce da una costola di Atti Impuri – curatrice del volume è la nostra redattrice Elisa Alicudi – e presenta per la prima volta a un pubblico russo nuovi e nuovissimi volti della prosa contemporanea italiana ospitati sulle nostre pagine.
Piergianni Curti, Flavia Ganzenua, Giorgio Falco, Giorgio Vasta, Ade Zeno, Alessandro De Roma, Elena Mearini, Sparajurij, Emanuele Tonon, Franco Arminio.

Qui di seguito troverete la prefazione all’antologia:

Ogni antologia, lo ricorda lo slavista e poeta italiano Angelo Maria Ripellino parlando della propria selezione di poeti sovietici, “somiglia sempre al compimento di un gesto magico. Ci si impossessa di una piccola parte credendo così di stringere il tutto, come quei primitivi che si illudevano di tenere in pugno un altro uomo, procurandosi i suoi capelli o le sue unghie tagliate”. Anche in questo caso, la scelta non ha ambizione di completezza, ma conserva l’impegno di indagare il lavoro svolto dentro nuove officine letterarie, cantieri di mondi in costruzione, come tali, imprevedibili e irritabili. Scovando, se possibile, gemme in momenti diversi dello scavo.

“La letteratura passa sulle cose sbadata, non sa più nemmeno scrivere e crede al futuro”. È una citazione colta, di quelle che si usano per divertire o impressionare. Sarebbe bello immaginare che sia stata scritta appositamente per questa raccolta di racconti. Le opere presentate hanno tutte il pregio di credere nel futuro della letteratura, nella vivacità e freschezza con cui si scompongono e ricreano mondi. Sono pronte a correggere la traiettoria quando questa si avvia verso lo smarrimento o l’immobilità. Sono scritture che fanno a pugni con il peggiore dei naufragi: il presente. Il sonnolento, sbiadito, infermo presente. I mezzi impiegati in questa lotta sono i più vari: l’affronto diretto, l’affabulazione delicata, il viaggio visionario e metaforico.

E l’Italia, dalla seriale pianura padana alle pendici del profondo sud, sfida le leggi di gravità. Aggrappata alla terra per poco, il tempo di spiccare il volo verso immaginari insospettati e un linguaggio ricco, inusuale, lontano dal logos logoro dei mass media.

Oggi più che mai c’è l’urgenza di allontanarsi dalla lingua veloce e uniformata della comunicazione. La scrittura è dappertutto, dai cartelloni pubblicitari alla rete, e tuttavia la letteratura si riproduce su altre frequenze. Essa è in contrasto con la parola-consumo, la parola-merce, la parola-informazione. Lo diceva già Benjamin nel suo saggio su Nikolaj Leskov, che il flusso informativo (informatico) può distoglierci dal cogliere la grandezza e il respiro della narrazione. L’informazione, con la sua pretesa di autenticità e plausibilità riduce al minimo la potenza evocativa delle storie, i valori che esse trasmettono: “Se l’arte del narrare si è fatta sempre più rara, la diffusione dell’informazione ha in ciò una parte decisiva. Ogni mattino ci informa delle novità di tutto il pianeta. E con tutto ciò difettiamo di storie singolari e significative. Ciò accade perché non ci raggiunge più alcun evento che non sia già infarcito di spiegazioni. In altri termini: quasi più nulla di ciò che avviene torna a vantaggio della narrazione, quasi tutto a vantaggio dell’informazione”.

La finestra che apriamo sulla prosa breve contemporanea italiana propone dieci autori del tutto inediti al pubblico russo. È un piccolo passo verso la scoperta di un mondo vivace, un assaggio di varie tendenze. La prosa breve è una misura instabile e ondivaga per tradizione; un modulo capace di confrontarsi con la narratività, come con il lirismo, con l’onirico e con il reale, con la lingua della quotidianità e quella della memoria letteraria. In questa raccolta abbiamo provato a selezionare alcune differenti direzioni e i loro incroci più singolari. A cominciare dalla prosa apparentemente mimetica di Giorgio Falco, che con discrezione e precisione sorveglia gli abitanti di un nord industrializzato, provinciale e poco istruito, per rivelarne il male oscuro. L’assuefazione a bisogni marginali e anonimi, ai capannoni industriali e agli infernali reticoli autostradali. Questo dolore latente è espresso da una scrittura esatta come un bisturi che operando sul dettaglio lo deforma, ne fa parodia, lo argomenta di giustificata follia e segna la decadenza di un ceto medio borghese come prima di lui avevano fatto Tozzi e Svevo.

Falco non è il solo a ritrarre la vita intorno ai cancelli delle fabbriche; c’è chi è entrato dentro i capannoni che invadono il paesaggio del nord-est e ne ha fatto parte con esasperato antagonismo. Emanuele Tonon, autore di indubbio talento letterario, dà voce alle sofferenze di chi vive la fabbrica con le proprie mani, con il sudore e il dolore del corpo. Lui stesso si definisce “teologo-operaio” e attua una condanna visionaria, sub specie aeternitatis, di quel mondo.

Dall’altra parte della linea gotica, molto più a sud di questa, sta invece Franco Arminio, la cui ricerca letteraria si sviluppa intorno al concetto di “paesologia”. “Paesologia” è un neologismo da lui impiegato per indicare l’operazione di recupero delle tradizioni e dei paesaggi del meridione, ed in particolare dell’Appennino campano, dove Arminio vive. Sebbene i suoi testi non siano ascrivibili al genere racconto in senso proprio, è tuttavia significativo che Arminio non scelga gli strumenti dell’antropologia o della sociologia, bensì espressamente quelli della letteratura, in una commistione di diario, reportage lirico e stile aforistico. Arminio, come fece Pasolini, attribuisce valore al ruolo che la civiltà contadina ha nella formazione dell’identità culturale italiana.

Tratti regionali emergono anche nelle opere di Giorgio Vasta. Tuttavia è necessaria una precisazione. È possibile parlare di regionalismo per questi autori, solo nella misura in cui la realtà locale sia vista come chiave per la comprensione del sistema nel suo complesso. Lo stesso Vasta, in occasione dell’uscita del suo secondo libro, Spaesamenti, spiega come il suo lavoro possa essere paragonato alla tecnica del carotaggio. Ovvero, la sua Palermo diventa un campione, una porzione di suolo paradigmatico per studiare e capire il sistema Italia.

Il materiale nudo che si offre allo scrittore-osservatore è sottoposto ad una lunga lavorazione, dalla quale ne esce trasformato in artefatto-racconto. Nel caso di Alessandro De Roma piccoli tasselli visionari e grotteschi sono introdotti nella narrazione per indagare la duplicità, l’ambiguità dell’esistenza. È nello sforzo di non cedere ai luoghi comuni della contemporaneità che si gioca la sua letteratura. Qualcosa di analogo accade nella scrittura di Flavia Ganzenua, dove il suo sguardo deformante penetra nell’interiorità dei personaggi. La narrazione procede ellittica e sincopata, avanza, taglia finché non incontra un lampo, un’intensità che fa luce sull’esistenza.

Piergianni Curti ha una formazione scientifica e proviene da una lunga esperienza teatrale in qualità di autore e di regista. Nella narrativa, così come già nel teatro, attraverso una lingua sonora, profonda e mai accademica, mette in scena un universo composto da infinite cose vere non dimostrabili; personaggi che conducono vite sperimentali, ai confini dell’esistenza, nella convinzione che il realizzato non sia mai tutto il possibile. Curti rivendica con forza la necessità della finzione e della letteratura e gli affida un ruolo preciso: interrogarsi su cosa farsene di questa vita.

Alcuni autori infine, come Sparajurij, Elena Mearini o Ade Zeno, sono poco più che trentenni e si affacciano alla letteratura attraverso interessanti e trasversali esperienze. Dietro lo pseudonimo Sparajurij opera più di uno scrittore. Così come il caso di Luther Blisset, successivamente passati alla sigla Wu Ming, Sparajurij è infatti un autore collettivo. I testi presentati in questa antologia fanno parte di una ricerca che si propone di creare un grande e rischioso spazio di libertà tra la poesia in versi e la narrazione, tramando e manipolando tradizioni, interagendo con differenti forme possibili del discorso.

Ade Zeno adotta un linguaggio materico e architettonicamente compiuto per descrivere personaggi che convivono con il paradosso del proprio anacronismo, con il loro essere estranei al tempo presente, quasi fuori dalle loro stesse vite, senza però riuscire a liberarsi completamente dalla furia degli accadimenti e dei sentimenti. Personalità in colluttazione con la propria immagine, gigantografata con violenta aulicità.

Il disagio sociale e la sofferenza muovono la scrittura di Elena Mearini fino a sportarla fuori dalle righe (o viceversa). Il suo impegno nel teatro sociale, infatti, in veste di attrice e autrice, la porta a realizzare spettacoli e laboratori di scrittura nelle carceri. Ed è in questa compenetrazione tra vita e arte, tra corpo e scrittura, in questa vitalità vissuta a “360 gradi” che risiede la sua sorprendente forza.

Gli autori della presente antologia sono specchio di un’Italia che da sempre è stata caratterizzata dalla disomogeneità e varietà, linguistica, sociale e culturale e ognuno di essi cerca di catturare questi mutamenti attraverso il prisma della letteratura.

Elisa Alicudi

da Ital’janskaja Novella XXI Vek. Načalo, Centr Knigi Rudomino, Mosca 2011.