Faits divers
di Enrico Carovani

Il fatto che al Paul-Lincke non ci sia campo,
il fatto che stessi sprofondando dalla sedia,
il fatto che non decidiamo tutto noi,
che conosco ormai tutti i volti del quartiere,
il fatto che vedo aggirarsi torvo da copione
il libanese dello schawarma a Spreewaldplatz,
il fatto che uscendo dalle acque di Spreewaldplatz
non avessi più alcuna forza a disposizione,
che chi nasconde il denaro contante alla reception
del 36Rooms non può che essere aggressivo e
tappezzare proprio tutte le camere di microcamere,
come da ostello contemporaneo, paghi poco e taci,
se mai ti fosse venuto in mente qualcosa da chiedere…
Il fatto che vedo la madre psicologa passare in bici
con impermeabile alla gestapo e quando la vidi
allo spielplatz tutto interessato la potevo immaginare
all’apice della sua seduttività, in un giorno di pioggia,
senza borsa e senza bici, e ora che passa e non telefona,
come quando suo figlio gioca al parco, non ha più nulla
che mi seduca, se non il fatto che forse mi ha visto e mi ha
anche riconosciuto, io che non ho libri dell’esame di tedesco,
appresso, e nel dissesto del porfido manca poco e provoco
una frana, e una bestemmia, il fatto che Dafne è Daphne con ph,
e fra Greci e Italiani quando funziona è mitologico e quando
compro le olive al mercato e voglio di colpo anche un carciofo
sott’olio da assaggiare il venditore guarda male,
il fatto che te lo pago e non vedo quale sia il problema,
tanto poi Laura non lo mangia, era per lei, il fatto che non ti dovrei
raccontare ogni cosa ché poi si avvera il contrario e mi viene
facile attribuire a te la disillusione, il fatto che appena mi prende
il gorgo dei conflitti lì al Paul-Lincke si crea un altro genere
di campo, di quei drenaggi perfidi che fan rovesciare piatti a terra
e si impossessano dei gesti per attimi in cui tu non esisti più.