Se fossi stata bionda
di Darkene Fabiana DiCembre

Mi ci ritrovo a volte, la notte guardando il soffitto, o il giorno, più spesso, passando davanti a specchi che si sono rimpiccioliti negli anni. Sarebbe cambiato qualcosa? Qualcosa avrebbe potuto essere diverso se io fossi stata diversa? Per esempio, non so, se fossi stata bionda. Non di quelle bionde Casting Crème Gloss 730 Miele Dorato…no. Quelle bionde che nascono bionde. Corredata di occhi celeste mare, metri di gambe, vita d’ape. No, porco cavolo, non mi sarei accontentata di nulla di meno.
Ho una precisa collezione di fantasmi che tengo ripiegata in un cassetto. Quando lo apro, composti, mi sfilano davanti urlando oscenamente le loro dannazioni. Tra i miei insopportabili difetti di grassa moretta c’è anche questo. Immagino che se fossi stata bionda avrei dimenticato gli spettri sul bordo di qualche piscina nella quale avrebbero potuto poi educatamente affogare. E poi c’è che non ho nemmeno i capelli lisci. Esiste una classe di more con gli occhi chiari e i capelli lisci che, non con la stessa arguzia di una dorata dea — ma poi che differenza fa? È il risultato che conta in questi casi — è similmente capace di dimenticare in fretta. E poi se fossi stata bionda…avrei potuto avere uomini biondi e figli biondi. Il che ci avrebbe anche salvati da alcuni stermini quotidiani che ci piace dimenticare. Salvati del tutto magari no, ma quantomeno non ce ne saremmo accorti. Se fossi stata bionda, se fossi stata bella. Se avessi avuto il coraggio. Non tutte le prose possono essere d’amore. Anche se dovrebbero, io credo. Ne abbiamo discusso, di questo, di altro, brindando con cicuta frizzante, ridendo con le bocche troppo aperte, in nottate che sembravano perfette. Oddio, c’erano le zanzare. Ma le elimino dal ricordo, ché tanto sono più piccole di un pixel.
Se fossi stata bionda è un’idea che mi viene se penso a te. Il più enorme dei miei fallimenti. Che scemi dalla mia memoria ogni minuto meno di quello prima con la forza di una parabola geometrica impazzita che non so disegnare nemmeno da mora. E mi aggrappo con i denti, quelli almeno li ho perfetti, alle queste quattro parole che alla fine risulteranno troppo barocche, oppure pregne di uno sperimentalismo che non mi appartiene. Avrei dovuto essere bionda sì, ma nell’anima, per continuare a ridere mentre tu scomparivi dentro quel maglione che fagocitandoti ti tradiva, e tradiva noi, e tutto quel futuro di cui continua a non fregarci niente.
Te lo chiedo adesso. Senza sapere nemmeno se esigo una risposta e lasciando contemporaneamente una riga bianca casomai tu voglia darmela.
Sarebbe cambiato qualcosa se, diciamo, non so, io fossi stata bionda?