Rivali in amore
di Jacopo Galimberti

Giulia gli mette un cuscino sotto il sedere.
“Come li tagliamo?” gli chiede.
Luca sente i jeans caldi di Giulia appoggiarsi ai braccioli della poltrona girevole, sposta subito la mano.
“Voglio il doppio taglio!”
Il parrucchiere si avvicina a Giulia mormorandole qualcosa. Benché siano vicinissimi non si riesce a sentire cosa si dicano. Dopo mezz’ora la madre è di ritorno.
“Non sono contenta. Io avevo detto di tagliarglieli corti, cos’è questo salto qui?” dice indispettita, indicando una zona sulla nuca di Luca. Il parrucchiere scruta l’operato della profumatissima assistente.
“Io li volevo scalati!” mugola Luca, senza sapere cosa significhi esattamente “scalati”. Giulia, intimorita, afferra uno specchio e gli mostra che dietro il doppio taglio c’è, eccome.
“Ma signora, è un taglio fresco, giovane…” ammicca il parrucchiere.
“Ma lui non è giovane, è un bambino!” taglia corto la madre.
Luca intuisce che sua madre ci ha messo lo zampino. La sua pettinatura incomincia a fargli schifo, è proprio l’opposto di quello che voleva. Un mese prima Ermes si era presentato in classe con un doppio taglio molto più alto, che si vedeva anche dal davanti! In macchina si lascia andare e si mette a strillare scalciando il sedile del passeggero.
“Piantala Luca!”
Luca si calma, stropicciandosi gli occhi e si sporca la manica di muco. Mentre si appoggia contro lo schienale sente i capelli pizzicare. Di colpo si rimette a strillare, la madre vorrebbe girarsi, dargli una sberla, dargliene due, tre, riempirgli la faccia di sberle fino a fargli sanguinare il naso.
Nel box sbotta.
“Sembri un Mohicano! Che vergogna, quando ero piccola i capelli si tagliavano così ai bambini coi pidocchi. Gli si metteva una scodella in testa.”
Luca non capisce perché la madre gli compra i mocassini dicendo che sono le scarpe degli indiani e poi per i capelli fa tutte queste storie.
“Perché mettevano ai bambini una scodella in testa?”
“Per tagliare diritto!” risponde la madre che non riesce mai fare la manovra per entrare nel box.
Luca preferirebbe avere i pidocchi piuttosto che quel doppio taglio così basso.
“Cosa vuol dire ‘Curcio’, mamma?”
“Curcio?”
“Sul muro c’è scritto ‘Curcio libero’. Ho letto bene?”
“Hai letto benissimo, amore. Curcio è il nome di una persona.”
“E cosa vuol dire ‘pera’.”
“Non sai cosa vuol dire pera?”
“Ma a parte il frutto vuol dire qualcos’altro?”
“Non mi pare, perché?”
Quel giorno all’intervallo, mentre Luca stava mangiando la sua merendina, Ermes gli si è avvicinato.
“Tuca-Tuca! Ti piacciono le pere della maestra, eh!”
Luca odia quel soprannome. All’intervallo spera solo che Ermes se ne stia alla larga.
“Ti piacciono le pere, porcellone.”
Prima che potesse aprire bocca, Ermes con un gesto fulmineo gli ha strizzato il pisello. Luca si era quasi messo a piangere, non tanto per il dolore, quanto per il fatto che non aveva capito cosa intendesse Ermes.
La madre di Luca non sa che suo figlio è innamorato e che quel giorno ha preso una decisione. Arrivati a casa, Luca va da Matteo, l’amico del terzo piano, che gli sta preparando un disegno per Marta. Matteo disegna davvero bene, ha fatto una mucca che è veramente perfetta.
“Tu non vuoi disegnare niente?” chiede l’amico.
“Magari dopo faccio dei fiori” dice Luca, pensando che dei fiori sono necessari.
Matteo gli mostra il nuovo Swatch, poi lo ripone nel cassetto insieme con gli altri, è molto orgoglioso della sua collezione. Matteo è strano, come quando dice che gli Swatch bisogna comprarli “inisvizzera”, perché costano meno. Ma si dice “Inisvizzera”?
“Non vuoi scrivergli niente?” gli chiede Matteo.
“No, glielo dico a voce domani mattina.”
Alla sola idea di “domani” Luca sente una fitta allo stomaco, gli gira la testa e gli scappa la cacca. Vorrebbe non aver mai pensato di dire a Marta di essere innamorato di lei. Vorrebbe che Marta non esistesse, quasi. Vorrebbe, per lo meno, che l’amore non esistesse. Guardando il disegno pensa che bisognerebbe distruggerlo, senza di quello nessuno scoprirebbe niente. Solo che dopo la festa di Marta qualcosa andava fatto.
Due settimane prima Luca era al suo compleanno. Lì ha visto per la prima volta il suo letto e la stanza dove dorme. Alla festa Luca non ha mangiato niente e per quattro ore non ha spiccicato una parola. Solo un quarto d’ora prima che arrivasse sua madre ha iniziato a tenere il fazzoletto per giocare a bandiera. Ne è convinto: Marta ha capito tutto. C’era anche quella stronza di Alice che ripete sempre che tutti i maschi della classe sono innamorati di Marta. Allora pure lui dovrebbe andare a dire a Ermes che Alice vuole stare con lui. Comunque, dalla festa Luca non riesce più a parlarci con Marta. Ermes, invece, le parla e senza imbarazzo. Lo sanno tutti, anche la maestra, che lui è innamorato di lei. Un giorno ha cercato pure di baciarla. Ma Marta non vuole stare con Ermes, ogni volta che lui gli parla lei sta dritta, sorride gentilmente ma si capisce benissimo, lui non gli piace. La maestra una volta gli aveva anche detto come comportarsi. Non bisogna dargli corda e se cerca di baciarti, digli semplicemente che non gradisci le sue dimostrazioni d’affetto. Ecco, digli non che non gradisci.
La mamma arriva al venerdì stanca morta, Luca spera solo si addormenti il più presto possibile, così lui riuscirà a vedere tutta la puntata di Perry Mason, rimanendo alzato fino alle undici. Mezz’ora dopo il tg, la mamma sta già russando. Poco dopo arriva una telefonata, Luca sa chi è e mette il cordless sotto un cuscino. Il papà sarebbe fiero di lui. Aspettando il secondo tempo di Perry Mason è tentato di cambiare canale, ma ha paura di finire sul film di Italia Uno: It. Ermes ha detto che lui l’ha già visto perché c’ha una cassetta pirata. Dice che ci sono delle scene in cui il pagliaccio ha la testa al contrario. Luca s’irrigidisce, se Marta sapesse che ha paura… Impugna il telecomando, trova il coraggio di cambiare canale. Si prepara a vedere cose terrificanti, però, anche su Italia uno, c’è la pubblicità.
Durante la notte non riesce a prendere sonno. Il discorso da fare a Marta lo tormenta. Incomincia a passargli la voglia di dirle che è innamorato di lei. Gli pare di sentire ancora qualche capello sulla schiena. Per calmarsi pensa al deserto. Dentro una duna c’è una prigione sotterranea. Delle candele e degli incensi appesi alle pareti rendono l’incavo profumato e color ambra. Supino, s’immagina di essere legato al letto, delle giovani donne gli si avvicinano e lo accarezzano mormorandogli frasi affettuose, ma non possono liberarlo. Forse una si è innamorata di lui. In un luogo lontano zampilla dell’acqua, si sente il gocciolio.
“Su Luca, sono già le sette e mezzo” la madre alza la tapparella e lo scuote. È una bella giornata di sole, Marta si sarà anche lei appena svegliata. Matteo suona il citofono, quello è sempre in anticipo per andare a scuola, come rompe…
“Cosa gli dici?” gli domanda Matteo.
“Gli dico che sono innamorato, e basta” Luca ha le vertigini al solo pensiero.
Le scale della scuola sono affollate, si sente qualcuno piangere. Con tutte queste cartelle non si riesce a vedere cosa sta succedendo.
“Fatemi passare! Ascensore di mer… fatemi passare!” La Frattani scende con in braccio un bambino che sta piangendo. Quando i due passano vicino, Luca si accorge che si tratta di Marta. Ha il naso tutto insanguinato e la bocca contratta in una smorfia. Urla fortissimo e non si capisce quello che dice. La Frattani però ha capito.
“Si, ho visto che il cerchietto ti è caduto — bambini, raccogliete il cerchietto e portatela in presidenza.”
“Avete sentito cosa ha detto? ha detto ‘ascensore di merda’!” sghignazza qualcuno in cima alle scale.
Quando Luca arriva al terzo piano tutti i compagni di classe sono fuori dall’aula.
“Cos’è successo?” domanda a un gruppetto particolarmente esaltato dall’improvvisa assenza della maestra.
“Ermes gli ha dato un pugno. Ha cercato di baciarla, lei non voleva e gli ha dato un pugno, porco diesel” risponde Paolo.
“Ma stai zitto! Gli ha dato due pugni e poi anche un calcio!” lo interrompe Marco Minotti, il grassone della classe.
“Adesso lo sospendono, e quest’anno lo bocciano ancora” interviene Filippo Mosu rivolgendosi ad Alice che piagnucola in un angolo, non si sa bene se per Marta o per quello che succederà a Ermes.
Luca dà un’occhiata dentro. L’aula è vuota, le giacche sono tutte appese sulla parete di fondo. Sulla cattedra è seduto Ermes. Fissa immobile una mattonella più scura delle altre. Fa dondolare i piedi con le grosse scarpe della Reebok. Farebbe paura anche a uno di terza o di quarta. Di colpo Ermes alza lo sguardo verso Luca:
“Cosa hai da guardare Tuca-Tuca? Se entri ti spacco la faccia pure a te.”
Per tutta la settimana successiva Marta non viene a scuola, ma un giorno la madre di Luca incontra in banca quella di Marta che le spiega che vuole chiedere il nulla osta per spostare la bambina alla Leopardi, la scuola del paese a fianco. Era rimasta molto spaventata e considerava la Frattani la vera responsabile. D’altronde, Marta le aveva già raccontato più volte cosa faceva questo Ermes.
“Lei crede che la Frattani me n’abbia mai parlato? quella non deve più insegnare…”
Domenica Luca incontra Marta mentre va a messa. Ha il nasino gonfio per l’operazione e gli occhi lividi. Non la saluta neppure. Tornato a casa Luca sale da Matteo a mostrargli dei disegni.
“Hai visto Marta a messa?” gli chiede l’amico.
Luca si siede sul tavolo del soggiorno, fa penzolare le gambe, poi improvvisamente fissa Matteo.
“Marta non mi piace più. È già un po’ che non mi piace più.”