Inabile al lavoro
di Stefano Raspini
mi guardo sta ventola che sputa aria dal
calcagno della vicina
che conta la rendita arrotondata
e non cammina
si stira
lancia occhiate alla cultura
alza la voce sulla suora caimana
sprega e bestemmia
contro la miseria lontana
ma
vela patinata
non fa niente per sparire
questo mi manca
il senso dell’impotenza estrema
guardare la luna quando non c’era
e il viso contento di chi salta la cena
lavoro per lavoro
seduto
in piedi
di fianco
sul muro criptato
seriale ammasso corporeo o solingo svago
questo lavoro
accidentale
incorna la vita
l’amore,
le ore le rende orgasmi altrui
le ore le rende orgasmi altrui
spezza gli sguardi in cerca di un Fare migliore
calma le acque ai pozzi e i naufraghi si sfregan gli uncini
inabile al lavoro
indegno a partecipare a questa campagna di locuste senz’ali
disusate e digiunanti
trolley con le ruotine budino
come lucciole spente e senza peso
guardo la casa che sale e penso
ogni albero cresce da solo e vive millenni
quale essere inferiore è l’uomo di cemento lamentoso
pieno di figli calce e struzzo e isolante e foratoni e piombo su libero terreno
e ancora pianto pianto
più costruisci e lavori più germoglia il sangue e la funzione diventa essercene meno
perché è fuori che conta
dentro il sangue è clandestino
beato il lavoro fatto dai santi
dagli uomini-dio, servi dei padroni della morte
quelli che son partiti dalla fine col vento in poppa alla scontrosa notte senza confine.
ora la notte è splendente è lucida ci può scrivere persino un cieco
ma loro stanno ancora dietro a spiegare che la fronte è un sudario
ararat stratovulcano è in pieno calore ripetitivo
cristo è la fonte a cui si abbevera il miraggio
ghandi il primo nazionalista scalzo
maometto è sbarcato a portofino e ci ha lasciato un secondino
dividiamo il bottino della terra e lasciamo le traccie agli uccelli affamati
non si costruisca più nulla
né al mondo arrivino altre creature
il porto contro le case c’è finito perché le navi trasportano infinite ricchezze
basta guardarle!
han in punta
ogni tipo di fuoriserie che rende l’anima ai poveri
al centro
migliaia di certificati al portatore che nulla valgono!
e in fondo
donne a tre tette e quattro culi,
minimamente svestite
son per tutti incubi godibili!
chiederò un boomerang al lavoro
chi ha goduto rimetta la gioia ed il granito
chi ha sofferto passi all’incasso,
basta!!
il lavoro è inabile al mondo
scopre umane le bestie più istruite
scortica i nervi e ne fa dei conduttori,
alza lo strass e acceca gli eroici Egopiloti
per ogni ricco che abbandona il posto sullo yacht
scatta il reato di falsità
per ogni papa che pasteggia a pane e vino
scatta l’auricolare del demonio
per ogni soldo preso con onestà scatta la cintura di castità
non c’è fine al mondo inabile al lavoro
morto il figlio di togliatti
si trovi il sostituto del padre del figlio
del capostazione che ha condotto il treno di scorta del popolo-bue portato al macello
da auschwitz a santiago del cile la massa incoccia il fucile del capo
della guida suprema
del leader empatico sovietico
roso dal fuoco rosso di sant’antonio
partito e dio
partito e dio
partito e dio
Napoleone è partito ma fosse vero!!!
fosse svanito l’anello tribale tra uomo
dio puttane coccarde barbe sorrisi baffi
rosari sigari libretti programmi e bei vestiti
dio è patito è morto ma non nei campi di sterminio
è morto e basta
la libertà non è partecipazione
è solitudine creativa
questa è la fine di ogni inizio attività
la scure bendata manca della mano che la fa roteare
il computer pensa che è uguale si farà
binario
il pensiero
si accorda
Io ammazzo l’ingiustizia
tu la fame il coraggio l’avidità.
Scheda dell’Atto impuro
- DATA PUBBLICAZIONE:
- 22 agosto 2011
- CATEGORIA/E:
- Azioni
- TAG:
- poesia, Stefano Raspini
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