Nottebianca
di Alessandra Carnaroli

Tre minorenni stuprano una quindicenne durante la Notte Bianca a Fano,

Lettera del Portavoce del vescovo vs poesia

Corpo e Sangue di Cristo

a me mihanno levato le mutande

il corpus domini ci deve far riflettere sull’accelerata e pseudo emancipazione che le ragazze di oggi hanno acquisito rispetto alle loro coetanee di alcuni fa

mi dice vieni con un braccio nel collo mi bacia la bocca divento tutta calda mi piace un po’ 1 po’ no fa strano fa forte

si assiste ad una sempre più accentuata esibizione del proprio corpo.

Così mi soffochi adesso basta ma mi porta dietro il capanno quel capanno lo vedi maresciallo? Sporco un po’ sporco duro per terraq er molto duro difficeli da stare sdraiata sotto uno

Il corpo è un dono, il corpo è sacro.

C’erano lui anche gli altri due mi hanno detto stai zitta basta adesso non voglio non voglio più non è che a quel punto mi piaceva no no più

È un regalo grande che la vita ha fatto ad ogni persona e non può essere mai pensato come ostentazione di sé e tanto meno come oggetto.

Uno mi teneva da dietro l’altro mi ha buttato giù

Con un ginocchio sopra un ginocchio nella pancia

Mi riveniva su da bere il caffè la birra

Mi riveniva su i pensieri mia madre che bo dormiva a casa era notte la televisione accesa un film dove sei mamma aiuto sul divano anche io con te vicino con te dormo queste cose quando c’ho le mestruazioni l’ultima volta da poco una ovulazione dei pensieri insieme tutti volevo andare a casa salvatemi qualcuno

Di qui un appello ai genitori: l’educazione all’effettività dei figli passa anche (e non solo) attraverso la propria testimonianza di padre e madre in casa,

nel modo di parlare

aiuto aiuto dicevo SOS nessuno mi sentiva cera la musica mia ha tirato giù la gonna uno guardava sei figa sei fica muoviti da gusto oh oh diceva a quell’altro sse gli dava gusto se entrava bene si doveva bagnare coll’acqua del mare chi c’aveva il secchiello una paletta dentro

e crescere nell’amore, nella stessa modalità di vestirsi

uno mi toccava la tetta forte faceva male dietro la sabbia le rotaie il treno i sassi uno mi teneva su la maglia sudavano

perché siamo consapevoli che tutto parla di noi (parlare, vestire, amare, crescere, servire, uso del denaro, dei beni propri e del posto dove si vive) e tutto diviene linguaggio.

Aiuto dicevo bastaaa ti prego ma lui era nudo con il pisello di fuori non ci vedevo più i capelli suoi sopra  le gocce del sudore i soldi diceva che midava i soldi dopo da bere per tutti alla festa ai concerti della notte bianca

I capelli miei è entrato faceva male

Bruciava

Sembrava che si rompeva dove arrivava arrivava voleva arrivare non lo so su su un bel po’ in su era duro muscoloso dentro sfregava puliva tutto non ci restava niente

In tante parrocchie della Diocesi nei prossimi giorni prenderanno avvio campi scuola, esperienze di condivisione e di servizio. Per la ragazza, vittima di quanto accaduto – evidenza don Ruggeri – partecipare ad una di queste esperienze proposte dalle parrocchie può aiutare a vivere e condividere concretamente con tanti ragazzi/e che amano la vita senza disprezzarla,

avevo paura che mi arrivava su fino all’utero per farci un figlio col seme dottore mi ha messo incinta lui l’altro ha cominciato l’altro uguale più forte facevano a gara chi andava piùforte chi veniva dopo dentro era tutto dentro e poi colava fuori scivolava tra le gambe i pesci li sentivo mi appiccicavano

che vivono il rapporto con il proprio corpo e quello dell’altro in modo sano senza farsi gioco di esso, che  non tutti i ragazzi sono malati.

Mi hanno a ttacato le malattie l’aids le malattie che ti insegnano alla scuola media che ti fanno diventare matta alla fine la sifilide la

Le malattie non le voglio voglio essere sana come la mia amica che non l’hanno presa  solo a me io non lo so  perchè , sono adesso forse ero strana ci stavo pensavano che gliela davo senza sforzo ho fatto io qualcosa per prima un saluto un bacio le carezza sono

Ai giovani invece che si sono macchiati di una ferita indelebile cosi forte, e alle loro famiglie, non si chiede solo un profondo e onesto esame di coscienza, ma si invita loro a guardare alle settimane, ai mesi e agli anni futuri, evitando di dimenticare troppo velocemente quanto accaduto.

Mi ha detto che non era successo niente

Che dovevo stare zitta zitta era un segreto era tutto uno scherzo non era più niente il sangue i segni niente solo pezzetini di me dappertutto le mutandine dove vado senza le rivoglio sporche puzzavano

Io forse era svenuta c’era il mare la musica i granchi

Unitamente al riconoscimento della colpa (che non può essere sufficiente) ci sia un serio, profondo, maturo cammino di recupero della propria identità di persone, del senso del dovere e del rispetto alla vita propria e altri, al valore del sacrificio, del denaro in tasca frutto di lavoro guadagnato con il sudore, in una società che ha attutito ogni desiderio perché tutto è facilmente reperibile imbarbarendo ogni istinto.

I tre minorenni

“lei era consenziente”

A questi giovani, rei di quanto compiuto – conclude il Portavoce del Vescovo – invitiamo a vivere un tempo molto prolungato al fianco di senza fissa dimora, servendo i pasti alla mensa dei poveri, in una casa per ragazzi e ragazze diversamente abili, imboccando chi non riesce a mangiare e facendo delle notti al fianco di ammalati in ospedale. Gesti quotidiani come questi, che i ragazzi non conoscono più, possono illuminare la coscienza, aiutando a ritrovare lo sfuocato senso di dignità umana che si deve ad ogni persona”.

Dalla ragazzina disabile in giù

La lingua