Dalla centrifuga, il mondo di fuori 1/2
di Tommaso Ottonieri

I riassunti trimestrali. Il credito a scalare. Le carte fidelizzanti, le finestre d’accesso, i montepremi del superenalotto quando implodono i casi di riciclaggio del denaro sporco. Le concussioni le percussioni il reddito al nero dei nuovi ricchi. Le ruspe a peso d’oro delle ricostruzioni, i vincitori del superenalotto, invisibili, i tabaccai che parlano alla televisione, i tabaccai che espongono le insegne qui s’è vinto. Le speculazioni in borsa, i crolli della borsa, il calcioscommesse sul campionato turco, i mutui protetti le crisi dei subprime le speculazioni immobiliari i buoni fruttiferi postali, i libretti ali di farfalla, l’inox il pvc i pannelli di cemento, l’elemento del crimine si libera e prende a scrutare lontano, i colpi di fulmine su chatline senza volto, senza slacciarsi le scarpe. Le trombe d’aria, e tempeste subtropicali, le slotmachine nei giorni feriali, le nubi supersoniche a schianto sui cristalli dei grandi centri commerciali. Gli investimenti in titoli asiatici, il sesso consumato su webcam di penultima generazione, il sesto grado della scala Richter, l’affollarsi dei prefabbricati nell’emergenza, il fango delle intercettazioni. Le montagne che scendono giù a valle mentre piove, gli scheletri di cemento armato nella fuga degli immobiliaristi, il popolo delle carriole il popolo dei callcenter, i gol allo scadere nei recuperi infrasettimanali, il blackout nel dopopartita. La metafisica delle cartevalori, il peso degli avatar nella babele delle gigareligioni, le colate di fango dagli abusi, la valanga di passwords che sussultano, il vibrare dei chakra la barriera dei chapka, lunghe scie bianche dalla tenda del ras ai condominii delle escort, restavamo a girare a mezzo metro da terra gli occhi spalancati sopra i carboni accesi, i bytes a raffica una semina a grandine di piombo. Il terremoto delle strenne natalizie, il pavimento dei centri commerciali durante i weekend aperti per saldi, l’incessante brusìo dei social networks, le lavatrici che centrifugano la notte per risparmiare sul consumo, le videocassette da rottamare, il rinnovo dei contratti di locazione le detrazioni per figli a carico sulla denuncia dei redditi, i tubi catodici che si accatastano in torri gigantesche gli invenduti che singhiozzano stillano la ruggine, il grasso del vento, respiravamo piano al riparo dei cartoni. L’ululo dell’acciaio nelle centrifugazioni, aspettando il bucato il sesso a quattro zampe ai piedi della lavatrice, al piano terra del prefabbricato. Il filo che si sdipanerebbe dal cestello lungo come tutto l’equatore, quando l’oblò automatico s’è schiuso. La tropicalizzazione il grande gelo con lo sviluppo avanza la soglia dei bisogni di consumo il globo desertifica la popolazione in aumento i pianeti da colonizzare, il succo da estrarre. Le carte che lo contengono il globo iscritte in squadrature di grafi, e calligrammi incomprensibili diagrammi aguzzi delle oscillazioni della borsa cime abissi a sbocciare dal fondo delle tasche a sfiorire a rovesciare le tasche, tutte queste si accartocciano si fanno poltiglia, anima di cellulosa, si fanno polpa per cartapesta o venefica mollica di fluoruri quando ritiri la biancheria in cui tutto dentro scordato era, così lasciato a pressare. Dal cestello attraverso l’oblò, quando il ciclo è concluso e il viluppo si scodella fuori come un conato questo ammasso di fili, pezza, un ombelico strappato vomito dal pozzo, dall’inox che ancor vuol vibrare la spirale dell’urlo il sussultare orgasmico dell’onda di centrifuga, e il pavimento plastico del prefabbricato. Che incombe dall’alto quando la massa giace, a rovescio grava sulla massa organica che tutto vede sussultare in tondo, e le acque si ritirano la placenta si espande, sulla piattezza del pvc, ed è quello che diciamo nascere.

(continua…)

da “Il Reportage” n.2, aprile 2010;

puoi ascoltare qui www.youtube.com/watch?v=eZ78ZXAh4tgin reading frantumi da questa prima parte.

Foto: Ottonieri by Era