Zizzagando sicura nella pianura di Auschwitz
di Stefano Raspini

La slitta di Babbo Natale procedeva zizzagando sicura nella pianura di Auschwitz. Dopo aver fatto incetta di feci e cenere ebree la motoslitta di Babbo Natale si appropinquiava presso la locale banca del male. L’entrata custodita da mister smith parlava la lingua del dollaro. Verde il colore delle pareti verde il colore dei portieri e verde il colore delle parole vomitizzate che questi dicevano.
Ciao, sono Babbo Natale, avrei bisogno di un prestito.
Difficile per un buon ragazzo come te… hai tolto nella cassetta dedicata al piccolo Nicola solo 5 euro… ma era l’unica moneta di carta…non è vero Babbo e qui saresti dei nostri… c’erano 2 biglietti di carta. il pezzo grosso era da 10 euro… porco zio. Non l’ho vista l’altra… no Babbo… l’hai vista benissimo ma ti sei intenerito… come con Michele… ti ricordi Michele… ti aveva chiesto un passaggio per il pronto soccorso e tu l’hai caricato sulla slitta… ma poco dopo l’ho buttato giù… e lui è finito davanti a una macchina del dott. Bellentani….. c’ha un culo quel Michele… lo volevo buttare giù da un burrone e invece l’ha trovato quel fedigrafo di Bellentani…. già Babbo il tuo miglior avversario l’ha trovato quasi per caso… siete stati voi…. bravo… se si fa un lavoro lo si fa preciso…
Babbo Natale aveva lasciato un comodo e remunerato lavoro da dipendente per passare di là in cambio di una carriera colma di ricchezze finalmente sue. I regali che portava per conto di qualche misantropo locale erano tutti per gli altri. A lui le ricevute dei bambini gli sguardi complici delle mamma e quelli soddisfatti dei padri.. eh caro Babbo tu porti i regali a mio figlio ma la mamma me la scopo io… una volta a un papà impertinente aveva portato un preservativo alla frutta bucato. Qualche mese dopo la mamma disperata cucinò il feto con albicocca e mango. Il padre mancato si sentì male nella notte e dalle lastre intestinali uscì il profilo ghignante di babbo. Fu l’inizio di una streopitosa all’inizio carriera.
Di là portava sventura. Vestito da fattorino dhl consegnava sfratti e ingiunzioni di pagamento a pensionati disoccupati madri abbandonate ecc., Più volte penetrava nelle case e apriva il gas della bombola chiedendo poi alla sfortunata madre alzatasi in fretta e furia causa rumore sospetto e fuga pilotata di gas se avesse da accendere. certo babbo. la sua maschera rosso bianca altro non era che amianto firmato da fuoco e fiamme nota ditta del bellunese. Anche la barba era d’amianto e quando la poverica si terceva con i figli in mano lui ridendo salutava tutti e si mangiava una caramella alla ghisa zuccherata.
La ragazzina campionessa di ginnastica stava per uscire di casa dopo aver ricevuto un messaggio su facebook: domani è il gran giorno per selezionare la miglior colonna vertebrale di sempre. Vieni a provare la tua flessibilità, firmato: dott Natale. Appena calcato lo zerbino con una grossa retina acchialappacani la promessa ginnasta si ritrovò a testa in giù dentro un cassonetto pieno di barboni regolarmente denunciati. La bimba sprovvista dell’apposito permesso del letame con l’avvocato d’ufficio si ammalò di senso del dovere e assunse la precestinata posizione a ciambella.
Spesso si appostava nei pozzi isolati del salento. aspettava il padre assassino lo calava in fondo al baratro e lo consegnava all’umanità più sincero, pieno di belle intenzioni. talvolta il cadavere non si decomponeva ma rimaneva intatto intento a capire il perché il male in fondo è legato alla
morte soggettiva. Perpetuare la vita significa perpetuare la morte non c’e’ niente di male appunto.
Come quella volta all’asilo più bello del mondo dove un bambino giaà sapeva di economia solidarietà e praticava sport con la rivoltella per celebrare la rivolta insita. Ebbene un bambino di nome Giulio aspettava il suo regalo e Babbo in passato lo accontentò, elementi di educazione e svilupo mentale: libri di numeri criptati.
Ora basta. Non esiste sistema di educazione più forte dell’inettitudine. Cianuro e bromuro per cominciare. dolore e passione. Poi il tonfo che Babbo conosceva benissimo. Seduto sul dorso del televisore vide negli occhi rapiti il segnale: farò dell’occhio l’unico senso. Dell’immagine il mio padrone. Prese dalla gillette una lama unica slanciata a falce contadina e con un netto colpo destinò alla piana il bulbo che da sempre registrava dall’alto il mondo esterno.
Il bambino cadde per terra. Il bulbo si rizzò in piedi già di punto vestito con ciglia cangiante e tutto il sapere nel guardare.. tattoo abdicò, odore abdicò, udito resistette a lungo poi i numeri criptati diedero la soluzione definitiva.
Nasceva Balby.