Santa Serbia
di Stefano Raspini

santa serbia che difendi il capitalismo dal ritorno dell’uomo
grazie per questa macchina cilindrata a mano una per uno
14 ore al giorno quattordici secoli fa

santa serbia che ti scannavi con i vicini ladri
chiudi gli occhi al presente con insistente alterigia
santa serbia la tua cupidigia tiene posto al domani

santa serbia sei tabula rasa
il mondo è grande la ragione è poca
santa serbia più alzi la voce più l’indifferente croce si tacita su di te
il tuo passato
la foce d’ogni delitto sei stata
santa serbia
ingrata
gli operai invecchiano 2 volte a vedere i tuoi servi in catene
come i nostri
all’inizio dei cimiteri
quando pochi erano i padroni
confusi
tra i cadaveri nei cantieri
i primi i giusti
distrutti dal sangue oleoso delle tessili orche
soffocato dal grido che esce una sola volta
e ti cerca e ti trova solo quando non ci sei più

santa serbia

non è colpa di nessuno
se il padrone muore ogni giorno che muore ognuno di noi

moriva santa serbia!!

tu l’hai resuscitato
il padrone gessato con la faccia oblunga di cavallo
i vestiti patinati incollati a una carne levigata
orgasmi, champagne
e visita ai sogni proibiti
il duce di ritorno
la legge del più forte
il mio paesello in cima al monte titano
la nazione paese e io il capo del mio stato
di meno di meno
della mia cellula
di meno di meno
del mio atomo
di meno di meno
del mio neutrone
di meno di meno
della mia serbia

serpe

serpe eugenio montale che mussolini in faccia non volle mai guardare
serpe chi scrive con il sangue del passato
serpe chi urla giustizia per un salario da schiavo
serpe chi non butta in SERBIA tutto l’odio guadagnato. . . . .