Un ingorgo colossale
di Alessandro De Roma

Sull’inserto dell’8 dicembre 2008 del quotidiano The Telegraph, la prima pagina è riservata a un fenomeno che sta creando seri problemi al già folle e caotico traffico di Calcutta. Lo scorso fine settimana è stato aperto un gigantesco grande magazzino Metro Cash and carry. 100.000 piedi quadrati di superficie e circa 5000 visitatori al giorno. Visitatori. Perché non si tratta solamente di persone che vanno lì a fare la spesa, si tratta soprattutto di persone che vanno a vedere.
Il problema è che la catena di magazzini Metro, come in qualunque altra parte del mondo, anche a Calcutta è riservata a coloro che, a loro volta, sono titolari di un’attività commerciale: per poter accedere al grande magazzino occorre mostrare una carta che dimostri il possesso del requisito. Ignari di questo genere di complicazioni, migliaia di kolkattans si sono riversati nell’area della città nella quale è stato aperto il nuovo Metro. Arrivare in un luogo del genere per scoprire solo davanti ai cancelli che non a tutti è consentito l’ingresso, sembra una complicazione tipicamente indiana, uno di quei corti circuiti burocratici contro i quali non c’è nulla da fare. È il genere di esperienze che qualunque viaggiatore ha sicuramente fatto in India.
Ma in questo caso, la burocrazia e la complicazione organizzativa non è tipicamente indiana, è globalizzata. Metro funziona alla stessa maniera ovunque: a Calcutta, a Francoforte, a Parigi e a Milano. La burocrazia si è messa di traverso tra gli abitanti di questa città e un grande sogno che nessuno potrà comunque più fermare: comprare, comprare, comprare, finalmente e a piene mani, come in qualsiasi altra città del mondo.
Arrivare, restare imbottigliati nel traffico e nella folla dei 5000, incolonnati lungo i marciapiedi per ore e poi non poter neppure entrare!
“Non avevamo idea che ci volesse un permesso, è assurdo. Il nostro fine settimana è rovinato”, dichiara l’insegnante Xavier Martin, venuto a vedere il grande evento insieme a sua moglie.
Bimal Basak, un impiegato governativo dichiara: “Sono venuto con mio figlio per vedere il gigantesco magazzino. Ma dopo 40 minuti di fila ci hanno detto che non potevamo entrare. È triste, ma le regole sono regole”.
Tarak Singh, un commerciante di Park Circus, dice, “È una gran cosa che Calcutta abbia un negozio così”. Come dargli torto? Come giustamente precisa il giornalista, Meghdeep Bhattacharyya, al Metro sono in vendita 18.000 prodotti, dal tonno in scatola al cioccolato in tubetto.
“Abbiamo scoperto che il negozio era riservato ai commercianti. Non abbiamo nulla da fare qui. Speriamo che i negozianti che comprano i prodotti a prezzi bassi ci passino le loro carte…”, sorride lo studente Abbas, prima di dirigersi verso City Center, il centro commerciale aperto a chiunque.
Ha già imparato tutto. Ha le stesse speranze di tutti gli italiani che conoscono il gestore di una qualsiasi attività commerciale. Gli basterà stringere amicizia anche soltanto con il proprietario di un negozio di ferramenta, e nessuno potrà più separarlo dal cioccolato in tubetto a prezzo ridotto.
Quel che è giusto è giusto. A Calcutta come a Milano.