I due più grandi scrittori del mondo
di Ade Zeno

È cosa abbastanza risaputa che tra i più grandi scrittori in circolazione al giorno d’oggi si riescono ad annoverare giusto sei o sette nomi, i quali tuttavia – se si intendono indicare solo le personalità davvero degne di nota – possono essere facilmente ridotti al numero di due, vale a dire il mio, e quello del tizio che frequenta la mia cantina. Benché siano ormai molte le eminenze accademiche che concordano sulla probabile morte del signor L. (non di rado attribuita a suicidio), le voci che lo vogliono ancora vivo e segretamente operativo in qualche località dell’Asia meridionale non hanno mai smesso di proliferare, pur consapevoli del rischio di essere scambiate per sciocchezze o millanterie prive di qualsiasi fondamento. Non è per altro un mistero che la grande fortuna delle opere di L. viaggiò sempre di pari passo con le sue intemperanze caratteriali, cioè con quei funesti sbalzi emotivi (venati, è vero, di una massima componente autolesionista) che lo resero quasi più famoso dei suoi stessi personaggi; difficile quindi trascurare che il suo improvviso allontanamento dai cenacoli di mezza Europa seppe finalmente restituire agli altri avventori la relativa tranquillità che il nostro aveva loro sottratto. Pur non potendo esplicitare il nome completo del signor L. per motivi di riservatezza, mi sento comunque in dovere di tranquillizzare, almeno in via provvisoria, gli animi di quanti (in tutta franchezza credo siano ancora molti) conservano un’ombra di affetto nei suoi confronti, o almeno nei confronti della di lui memoria. Loro – gli adepti meno infedeli dell’opera di L., ovvero gli irriducibili sostenitori della sua sopravvivenza – comprenderanno bene di chi sto parlando, senza bisogno di ulteriori specifiche. Saranno quindi lieti di apprendere che il signor L. è in ottima salute, che conduce un’esistenza tranquilla, e che alleva conigli nello stesso luogo in cui da ormai molti anni ho stabilito la mia residenza estiva. Per ovvie ragioni non fornirò coordinate geografiche, limitandomi ad accennare che si tratta di una località europea bagnata dal mare e popolata da indigeni tanto affabili quanto taciturni. Vincerò, inoltre, la tentazione di illustrare per filo e per segno la bizzarra catena di eventi che ha permesso al sottoscritto di incontrare per la prima volta la persona di cui stiamo parlando, e sia chiaro fin da ora che non intendo in alcun modo offrire pretesti utili a quanti (anche qui, in tutta onestà, immagino siano parecchi) proveranno a cercare nelle mie ultime opere (le quali, ne convengo, hanno raggiunto un livello di popolarità davvero strabiliante) tracce dell’agile penna di L., il quale – lo sottolineo una volta per tutte – non ha ricoperto alcun ruolo, neppure in modo accessorio, nella stesura delle stesse. Spero in ogni caso, e con tutto il mio cuore, che per il momento basti dire che L. sembra aver risolto a grandi linee i suoi problemi con l’uricemia, e con l’universo in generale.