Tre poesie di Stefano Raspini

copertinaraspini

Lo spremiacqua

sposo la russa sul fiume ghiacciato
o la brasiliana dalla pelle setata
la principessa araba o la bulgara
nostrana sposo il circo dei sogni
o il portiere di bodyville

sposo riccod’oro impallinato
le gemme superbe di Castaldi
il fiore vanesio di tuttefrontiere
il carnevale stanco
l’abitudine al compact
lo slancio traverso per un soffio

sposo mentore tulipano
bell’incesto
te per me vali di piu’ di un pugno di riso
scotto un’abrasione sulla moto
un lungo pomeriggio oleoso
mi sposo
sposo un tapierullant che mi segue
un negozio senza spese
un benedetto
il resto che non viene

sposo la cantina di puianello
il topo nel cestello (difronte al quirinale)
sposo l’ancillotto e ginevra sposo un crinale
sperduto un servo della gleba
il peso specifico di dio la sua legna
il coraggio della cantilena
alcuni senza pensieri
altri indovini
tutti i bambini giocheranno nel porcile

sposo il gatto nel lotto
il pressing della sera
voltagabbana e sua sorella
sposo il natale
la padella arrugginita
lo smalto di una figa che ride rivestita
di lana inviperita

sposo il bel verso profondo dove si vede la miseria
sposo il montale e tutto il soppesare
sposo l’alieno moralista
la pandora dal culo sempre in vista

ilpiattopiange

sposo tutto il banco pure il tavolino
sposo il prossimo giro
le puttane marchiate
le valli solitarie sposo mia madre mia nonna
la pscicanalisi in gonnella
il venti di maggio
mi sposo
l’altare il rospo il vento il decoroso riposo
(poi non è vero)

Il ponte

oggi ho visto un lungo ponte venirmi addosso
e piangere le miglia perse di sotto
e russare sul pianto dei miei stivali perduti

un lungo ponte è franato sul cofano della mia macchina
un cittadino etiope di molto tempo fa mi ha ringraziato
per quel ponte caduto
perché lui c’era già stato ma non si ricordava prima
ma ora che l’aveva visto seduto e sfondato si ricordava di quel ponte crollato
sul cofano della mia macchina

che storia

il ponte crollato rianimato s’è alzato è volato poi un dito
l’ha preso come un falco infoiato
e l’ha portato nel luogo disparato dove non trovi più niente se qualcuno
non ti da una mano
e io avevo mio zio che mi ha aiutato un giorno con la neve
che il ponte era chiuso e visitato da un lato
quello sospeso e tutto era già disteso poco prima sul fino dipanato
poco illuminato
ma nato il giorno in cui il ponte si è destato
in cima al ramo lo vedevo poco chiaro nel vestito fustagno trasparente
luccicante nel pomeriggio ombroso prima della prima sera di maggio

un pomeriggio strano faceva freddo per terra e il ponte gelava dalla mano
fermo
se ne stava a guardare il vento dell’ultima primavera
che
non scappava più per vergogna o per finta
per tornare travestita alla prossima fiera dove
il ponte vende
la specchiera
e non guarda chi gli copre
le spalle
con lo scialle
e via
fino all’infinito
fino al brivido ultimo
di vederlo
di nuovo
sparito

Faro medesimo

Angelo parallelo di rosa bitumiera
spargi
un substrato d’incoscienza
pocoponte trai miei occhi
tuoi discepoli
e l’attico sulla carta venduto
davvero i metri mi raggiungono
davvero volo (lo giuro!)
non guardo la piega di ‘sta giornata
in bilico dopo l’amore
il genio della felicità a mezzodì
poco prima
manco ricorda il nome che mi hai urlato
il mio
registrato nei nostri dediti cuori (ahimè)
svengo e nell’aria
riposo
ma polvere pesa sui mattoni
come cimice sull’arpa
che mani strette al largo di pantagruelica vita
ma come te ne vai miseria infinita!
insostanziale cerbottana
pochi istanti più
in là
la festa va
avanti

il millepiedi del destino osserva i dissonanti multighigni
i tetti bianchi sotto la nevenera
dentro tre pulsioni di natale
mangiare
l’ordare
pregare
guarda lassù… è caduto un muratore
il suo culo è sudato come quello di un dio
ma pesa poco più di un lenzuolo amore mio

da Tramite inferriate, NoReply editore, 2005