I mastini e il sangue del capo
di Marco Mancassola

cane infernaleCi ha fatto vedere di essere umano. Ci ha fatto vedere di essere come noi, di non essere un mostro monolitico, di avere sangue sotto la pelle e di poter persino provare smarrimento. È stato un momento terrificante quello in cui lo abbiamo guardato negli occhi, un vecchio che cade, coi denti sporchi di sangue. In molti abbiamo provato pietà. Pura e intima pietà. Poi quel momento è sfumato. La corte del capo lo ha subito inghiottito, la sua solita corte viscida, paranoica, i suoi servi senza pudore, i mastini leccapiedi decisi a tenerlo in vita, questo capo dissanguato, questo relitto di dittatore tenuto in piedi, verrebbe quasi da pensare visti gli scatti adrenalinici degli ultimi mesi, da chissà quali sostanze.

Il capo ferito si asciuga il sangue. Adesso, potrebbe assecondare quel momento di umanità, quell’improvvisa consapevolezza di essere soltanto un mortale solitario, e questo sì sarebbe un bel miracolo. Oppure al contrario potrebbe perdere la testa fino in fondo. Chissà perché, abbiamo l’impressione si avvererà questa seconda opzione. Proprio per il fatto di averci mostrato la sua faccia più umana, vulnerabile, degna di pietà, ora è più furioso di prima. Si odiano coloro a cui si è mostrata la propria debolezza. Intorno, la corte amplifica il ringhio del capo ferito. Una corte che, come quella di ogni duce, non è fatta di amici ma soltanto di servi, mastini divoratori, gente che lo usa perché senza di lui, senza quel corpo-icona che domina i sogni e gli incubi degli italiani, non sarebbe nulla. C’è solo una cosa più pericolosa di Berlusconi ed è il berlusconismo.

Eccitati dalla vista del sangue del capo, i mastini abbaiano forte. Invocano misure straordinarie. La cessazione di fatto di certi diritti costituzionali. In realtà, fa quasi ridere che in un Facebook dove si trovano gruppi che inneggiano al nazismo, al razzismo e a quant’altro, si possano vietare i gruppi di appoggio a quel povero Massimo Tartaglia. Ma naturalmente il problema non sono i gruppi di appoggio a Tartaglia. È il dissenso in toto, quello che in rete aveva finora il suo ultimo spazio.

In una situazione come questa, come si sta giustamente ripetendo da più fonti, servono nervi saldi. Stanno tenendo i nervi saldi i ragazzi del NO B Day, che hanno asciuttamente condannato ogni forma di violenza e poi, avanti tutta, hanno annunciato sul loro sito il “primo meeting nazionale del popolo viola” per fine gennaio. Il grande calderone di Facebook, nel frattempo, ribolliva di voci, alcune forse sguaiate, comprese quelle piene di miope soddisfazione per l’impatto del piccolo duomo sul volto del piccolo uomo. Questo tipo di sfogo non va certo vietato ma nemmeno serve a granché. Non servono gli schematismi infantili, non serve l’esasperazione, che è la fine della comunicazione e non porta da nessuna parte.

La maschera si è incrinata. Quel sangue così penoso tra i denti di un uomo è stato un doppio messaggio: quello lanciato alla propria corte e ai propri fedeli, un richiamo drammatico allo scontro finale, ma anche il messaggio opposto, quello di una caduta inesorabile e vicina, di un corpo che ormai non ha più nulla da offrire, nessuna seduzione, nessun gesto di potere, soltanto il rosso del proprio sangue. Li sentiamo abbaiare sempre più forte. Intendono mordere. Nervi saldi.